Il sistema sportivo statunitense è un congegno perfetto, destinato a produrre spettacolo e profitto.
Parte di questo spettacolo è indubbiamente il sistema del “draft”, un’idea attualmente inapplicabile ai campionati europei.
In pratica, negli States, le squadre non “comprano” giocatori ma li scambiano tra loro, e i giovani non vengono cresciuti nei “vivai” delle franchigie professionistiche, ma vengono invece prelevati dai liceo o dai campionati universitari.
La perfezione del sistema risiede nel fatto che nel draft la squadra che sceglie per prima, senza addentrarci nel sistema della “lottery”, è una delle squadre che ha avuto il peggior risultato l’anno precedente, in modo da riequilibrare le differenze di valore tra le franchigie e rendere il campionato sempre avvincente.
Scegliere per primi, però, non significa necessariamente scegliere il giocatore migliore: Michael Jordan, ad esempio, è stato selezionato al numero 3 del draft 1984, dietro Akeem Olajuwon e Sam Bowie.
Passi per il nigeriano che ha comunque fatto le fortune dei Rockets.. ma Bowie chi?
E capita con discreta regolarità che giocatori di alto valore non siano tra i primi selezionati: in linea di principio i “big man” vengono scelti in alto a prescindere dal potenziale tecnico, perché “l’altezza non si può insegnare”, la tecnica si: così infatti Olajuwon (1984), Ewing (1985), Robinson (1987) e O’Neal (1992) sono tutte prime scelte assolute, così come prime scelte, cambiando tipologia di giocatore, sono stati anche Magic Johnson (1979), Allen Iverson (1996) e Tim Duncan (1997).
Capita però di vedere che Larry Bird è stato scelto con il numero 6 al draft 1978, Barkley al 5 del 1984, Stockton to Malone ai numeri 13 e 15 dei draft 1984 e 1985.
Spostandoci più avanti nel tempo, troviamo soltanto al numero 13 del draft 1996 il Black Mamba Kobe Bryant, decisione quantomeno in parte più comprensibile vista la sua provenienza dalla high school, Kevin Durant al numero 2 dietro allo sfortunatissimo Greg Oden nel draft 2007, Anthony numero 3 nel draft 2003, alle spalle di Lebron James e Darko Milicic.
Darko, un nuovo Sam Bowie. Bowie chi?
Nella redazione di questo articolo si è voluta fare una scelta ben precisa, qualificando come “draft steals” soltanto le scelte successive alla pick 20: sono dunque tagliati fuori, anche se restano degli affari incredibili, i giocatori succitati a cui si potrebbero aggiungere ancora Clyde Drexler (pick 14 del draft 1983), Joe Dumars (pick 18 del 1985), Steve Nash (pick 15 del 1996), e molti altri.
Fuori anche Big Ben Wallace, centro dei Pistons campioni NBA e più volte miglior difensore della lega, che mai selezionato al draft (e scartato anche da Reggio Calabria in un provino giovanile), resta probabilmente il giocatore più forte a non essere mai stato scelto.
Andiamo dunque ad analizzare i 15 più grandi “furti” del draft NBA.
15. Sam Cassell: Draft 1993 – Pick 24 (1st Pick: Chris Webber)
Nel draft 1993, 22 posti dietro la prima scelta Chris Webber, gli Houston Rockets selezionano Sam Cassell: 3 volte campione NBA (1994 e 1995 con i Rockets, 2008 con i Boston Celtics), All-Star e All-NBA Second Team nel 2004, 15 stagioni nella lega con le maglie di Rockets, Suns, Mavericks, Nets, Bucks, Timberwolves, Clippers e Celtics.
Chiuderà la carriera con 993 incontri disputati ed una media di 15.7 PPG, 3.2 RPG e 6 APG.
14. Rajon Rondo: Draft 2006 – Pick 21 (1st Pick: Andrea Bargnani)
Selezionato dai Phoenix Suns ed immediatamente scambiato con i Boston Celtics, Rondo al numero 21 rappresenta cronologicamente l’ultimo degli “steal” oggetto di analisi.
Giunto alla sua settima stagione NBA, tutte in casacca Celtics, Rondo può già vantare una serie invidiabile di traguardi: Campione NBA 2008, All-Star nel 2010, 2011, 2012 e 2013, NBA All-Defensive 1st Team nel 2010 e 2011 e 2nd Team nel 2009 e 2012, leader NBA delle palle recuperate nel 2010 e degli assist nel 2012.
Giocatore completo e con già una buona trentina di triple doppie archiviate, Rondo ad oggi viaggia con la media di 12.1 PPG, 5 RPG, 9.1 APG e 2 SPG.
13. Carlos Boozer: Draft 2002 – Pick 34 (1st Pick: Yao Ming)
Altro giocatore ancora in attività, attualmente al decimo anno in lega, veste dal 2010 la casacca dei Chicago Bulls dopo 2 stagioni con i Cleveland Cavaliers e 6 con gli Utah Jazz.
Entrato in NBA senza che su di lui fossero riposte eccessive aspettative, sarà 2 volte NBA All-Star (2007 e 2008) ed All-NBA Third Team (2008).
Attualmente giocatore da 16.9 PPG, 9.9 RPG e 2.4 APG in regular season, ha valutazioni ancora migliori ai playoff, dove in 66 incontri disputati registra medie di 17.7 PPG, 11.5 RPG e 2.6 APG.
12. Dennis Johnson: Draft 1976 – Pick 29 (1st Pick: John Lucas)
Selezionato nel 1976 dai Seattle Supersonics, Dennis Johnson, recentemente scomparso in seguito ad un attacco cardiaco, è considerato uno dei migliori difensori della maggiore lega americana.
Nella sua carriera (14 stagioni, dal 1976 al 1980 con i Seattle Supersonics, dal 1980 al 1983 con i Phoenix Suns e dal 1983 al 1990 con i Boston Celtics) sarà 3 volte campione NBA (1979, 1984 e 1986), MVP delle finali (1979, facendo registrare una media di 22.6 PPG, 6 RPG, 1.8 SPG e 2.2 BPG), All-NBA First Team (1981), All-NBA Second Team (1980), 6 volte NBA All-Defensive First Team (1979, 1980, 1981, 1982, 1983, 1987), 3 volte NBA All-Defensive Second Team (1984, 1985, 1986), 5 volte NBA All-Star (1979, 1980, 1981, 1982, 1985).
E’ stato inoltre inserito nella Naismith Hall of Fame nel 2010, ed il numero 3 dei Boston Celtics è ritirato in suo onore.
Chiuderà la sua carriera NBA con 1100 incontri disputati e la media di 14.1 PPG, 3.9 RPG e 5 APG.
11. Alex English: Draft 1976 – Pick 23 (1st Pick: John Lucas)
Stesso draft di Johnson, altra steal: selezionato dai Milwaukee Bucks, nelle sue 15 stagioni da professionista vestirà 4 diverse casacche (Milwaukee Bucks dal 1976 al 1978, Indiana Pacers dal 1978 al 1980, Denver Nuggets dal 1980 al 1990 e Dallas Mavericks nella stagione 1990/91).
Miglior realizzatore NBA nel 1983 (28.4 PPG), 3 volte All-NBA Second Team (1982, 1983, 1986), 8 volte NBA All-Star (1982, 1983, 1984, 1985, 1986, 1987, 1988, 1989), anche lui inserito nella Naismith Hall of Fame, ed anche lui oggetto di ritiro del numero (casacca numero 2 dei Nuggets).
Vestirà anche la maglia della Pallacanestro Napoli (18 incontri in A2, stagione 1991-1992) e dopo il ritiro intraprenderà la carriera di allenatore: svolge attualmente il ruolo di assistente ai Sacramento Kings.
Segnerà in carriera, nel corso di 1193 incontri disputati, una media di 21.5 PPG, 5.5 RPG e 3.6 APG.
10. Monta Ellis: Draft 2005 – Pick 40 (1st Pick: Andrew Bogut)
Selezionato direttamente dalla Lanier High School (dove nell’ultimo anno di permanenza mantiene medie da 28.9 PPG, 4.9 APG, 5.2 RPG e 3.1 SPG), Monta Ellis fa il suo ingresso in NBA approdando ai Golden State Warriors tramite la quarantesima scelta del Draft 2005.
L’impatto sarà immediatamente positivo, ma sarà la seconda stagione a segnare la sua consacrazione: mantenendo medie da 16.5 PPG, 4.1 APG, 3.2 RPG e 1.7 SPG guadagnerà infatti il titolo di Most Improved Player of the Year.
Andrà ancora migliorando nelle stagioni successive (toccando nel 2009/10 la media di 25.5 PPG, con 30 o più punti segnati in 24 incontri e segnalandosi così come uno dei più prolifici marcatori della lega) acquistando un ruolo sempre più centrale nelle alchimie dei Warriors.
Ellis, giunto ormai alla sua ottava stagione professionistica, resterà nella squadra di Oakland fino a Marzo 2012 quando sarà trasferito ai Milwaukee Bucks in una trade riguardante, tra gli altri, proprio quell’Andrew Bogut 1st pick nel Draft 2005.
9. Dennis Rodman: Draft 1986 – Pick 27 (1st Pick: Brad Daugherty)
Se c’è un giocatore che non necessita di presentazioni questi è indubbiamente The Worm, Dennis Rodman.
Spesso sottovalutato dai profani che lo ricollegano più ai suoi eccessi e alle sue eccentricità che al suo valore in campo, Rodman rappresenta invece a tutti gli effetti una icona della mitica NBA degli anni ’80-’90.
NBA in cui farà il suo ingresso nel 1986, con una autentica steal dei Pistons che lo chiameranno al secondo giro con il numero 27, aggiungendo ad una squadra passata alla storia per la difesa (nella migliore delle ipotesi) asfissiante l’apporto di uno dei migliori difensori e rimbalzisti della storia della lega.
Rodman diverrà rapidamente colonna portante dei Pistons, con i quali resterà fino alla stagione 1992/93, e con loro si laureerà campione NBA nel 1989 e nel 1990.
Dopo due stagioni agli Spurs, con i quali pur mantenendo eccellenti medie non riuscirà a vincere il titolo, Rodman si trasferirà durante la stagione 1995/96 ai Chicago Bulls dove sarà parte integrante della squadra del three-peat 1996-1997-1998.
Concluderà la sua esperienza NBA con altre due stagioni in tono minore con i Lakers (1998/99) e i Mavericks (1999/00).
Al termine della sua carriera le sue stats segneranno 911 partite giocate, 31.7 MPG, 7.3 PPG e 13.1 RPG; sarà come detto 5 volte campione NBA, 2 volte NBA Defensive Player of the Year (1990, 1991), 7 volte consecutive miglior rimbalzista NBA (1992, 1993, 1994, 1995, 1996, 1997, 1998) 2 volte NBA All-Star (1990, 1992), 2 volte All-NBA Third Team (1992, 1995), 7 volte All-Defensive First Team (1989, 1990, 1991, 1992, 1993, 1995, 1996), il suo numero 10 sarà ritirato dai Pistons e entrerà nella Naismith Hall of Fame.
Non male per una pick 27 da molti ricordato più per vestiario e colore dei capelli..
8. Bill Laimbeer: Draft 1979 – Pick 65 (1st Pick: Magic Johnson)
Parlando di Rodman si sono citati quei famosi Detroit Pistons ricordati per difesa ed agonismo al punto tale da guadagnarsi il soprannome di Bad Boys: tra di loro c’era anche Bill Laimbeer, chiamato dai Cleveland Cavaliers al terzo giro del Draft 1979 con la pick 65.
Laimbeer disputerà però la stagione 1979/80 in Italia al Basket Brescia, ed entrerà davvero in NBA solo a partire nel 1980/81.
La svolta della sua carriera avverà però l’anno seguente, quando a stagione in corso sarà trasferito a quei Detroit Pistons in cui giocherà fino al ritiro avvenuto nel 1994, e con cui si laureerà 2 volte campione NBA (1989, 1990), 1 volta miglior rimbalzista NBA (1986) e 4 volte NBA All-Star (1983, 1984, 1985, 1987).
Al termine della sua carriera metterà a referto 1068 partite giocate, 12.9 PPG e 9.7 RPG.
7. Maurice Cheeks: Draft 1978 – Pick 36 (1st Pick: Mychal Thompson)
Noto ai più giovani più come coach che come giocatore (Portland Trail Blazers, Philadelphia 76ers, oggi vice agli Oklahoma Thunders), Cheeks rientra a tutti gli effetti tra i Draft Steal: scelto dai Philadelphia 76ers al draft 1978 con la 36esima pick, indosserà la loro casacca per 11 stagioni, vincendo il titolo NBA nella stagione 1982/1983.
Giocherà poi con i San Antonio Spurs, i New York Knicks, gli Atlanta Hawks e i New Jersey Nets, per ritirarsi al termine della stagione 1992/1993.
Le statistiche complessive di Cheeks recitano 1101 partite giocate, 11.1 PPG e 6.7 APG; sarà scelto 4 volte per l’NBA All-Defensive First Team (1983, 1984, 1985 e 1986) e sarà 4 volte NBA All-Star (1983, 1986, 1987, 1988).
6. Latrell Sprewell: Draft 1992 – Pick 24 (1st Pick: Shaquille O’Neal)
Se parlando di Rodman e Laimbeer si è parlato di “Bad Boys” per l’agonismo e la fisicità del gioco, parlando di Sprewell il concetto di “Bad Boy” assume un significato diverso.
Acquisito al Draft 1992 dai Golden State Warriors con la pick 24, Sprewell concluderà la sua esperienza con la suddetta squadra durante la stagione 1997/98 in circostanze tutt’altro che amichevoli: durante un allenamento arriverà infatti alle mani con l’allenatore Carlesimo costringendo i suoi compagni a fermarlo fisicamente per evitare che la situazione degenerasse ulteriormente, e per questo episodio sarà fermato dalla NBA per l’intera stagione, rientrando solo nel 1998/99 dopo essere stato trasferito ai New York Knicks.
Proprio questa prima stagione a New York rappresenterà probabilmente il punto più alto della carriera NBA di Sprewell: durante i playoff 1999 i Knicks diventeranno infatti la prima squadra a raggiungere la finale NBA (in cui saranno peraltro sconfitti dai San Antonio Spurs) partendo dall’ultimo posto del tabellone playoff.
Sprewell diventerà rapidamente un beniamino del pubblico ma allo stesso tempo continui contrasti con la dirigenza porteranno, al termine della stagione 2002/03, alla sua cessione ai Minnesota Timberwolves, con cui disputerà altre 2 stagioni prima del ritiro.
Chiuderà la sua carrierà NBA con 913 partite giocate, 18.3 PPG, 4.1 RPG e 4 APG, sarà 4 volte NBA All Star (1994, 1995, 1997 e 2001), 1 volta All-NBA First Team (1994) e 1 volta NBA All-Defensive Second Team (1994).
5. Toni Kukoc: Draft 1990 – Pick 29 (1st Pick: Derrick Coleman)
Parlando di Toni Kukoc è facile rischiare di ridurre la sua carriera al punto massimo della stessa, ovvero il triennio 1996-1998 con il three-peat dei Bulls del rientrante Jordan: ma in realtà la carriera del croato è lunga ed offre anche altri motivi di interesse.
Va innanzitutto detto che quando si parla di Kukoc si parla di un giocatore completo, un quasi 2.10m capace di portare palla, fornire assist, prendere rimbalzi e andare al tiro, caratteristiche che nell’arco dei suoi anni da professionista è stato in grado di mettere al servizio delle squadre in cui ha militato a seconda delle necessità.
La carriera di Kukoc comincia in Jugoslavia, precisamente con la squadra di Spalato dove arriva appena diciassettene e con la quale resta dalla stagione 1985/86 alla stagione 1990/91, per poi proseguire in Italia con il biennio 1991/92 e 1992/93 alla Benetton Treviso: il valore del giocatore emerge immediatamente ed i successi non tardano ad arrivare, tanto a livello di club (con Spalato sarà campione nazionale per 4 volte consecutive dal 1988 al 1991 e campione d’Europa per 3 volte consecutive dal 1989 al 1991, mentre con Treviso vincerà il campionato italiano nel 1992 e la Coppa Italia nel 1993), quanto a livello di nazionale (con la Jugoslavia sarà argento alle Olimpiadi di Seul 1988, oro ai mondiali del 1990 ed oro agli europei del 1989 e 1991, mentre con la Croazia sarà argento alle Olimpiadi di Barcellona 1992), quanto ancora a livello personale (con le sue prestazioni sarà MVP dell’Euroleague Final Four nel 1990,1991 e 1993, MVP del Mondiale 1990 e dell’Europeo 1991 ed un miriade di riconoscimenti minori).
Draftato nel 1990 dai Chicago Bulls, giungerà effettivamente negli USA nella stagione 1993/1994, ovvero nella prima stagione post primo ritiro di Jordan, in una squadra reduce dal primo Three-Peat e clamorosamente indebolita dalla perdita del miglior giocatore della lega.
La storia è nota: Jordan rientrerà più avanti e i Bulls, Kukoc compreso, si laureeranno campioni NBA nel 1996, 1997 e 1998, con il croato che sarà terzo tiratore della squadra in tutte e tre le stagioni e che avrà la soddisfazione personale di essere eletto NBA Sixth Man of the Year nel 1996.
Resterà a Chicago fino a parte della stagione 1999/2000 (e, nel 1998/99, nei nuovi Bulls post Jordan, sarà il primo nella squadra per punti, rimbalzi e assist) per poi concludere la sua carriera con le maglie dei Philadelphia 76ers (1999/00), Atlanta Hawks (2000/02) e Milwaukee Bucks (2003/06) ed un rendimento meno costante.
Al suo ritiro le sue statistiche segneranno 846 partite giocate, 9810 punti, 3555 rimbalzi e 3119 assist, distribuiti in 11.6 PPG, 4.3 RPG e 3.7 APG.
4. David Lee: Draft 2005 – Pick 30 (1st Pick: Andrew Bogut)
Facendo un piccolo salto avanti nel tempo passiamo all’attuale NBA e ad una steal molto recente: David Lee, selezionato dai New York Knicks con la pick numero 30 del Draft 2005.
Giocatore apprezzato sia a livello di high school (Chaminade College Preparatory School) che universitario (University of Florida), l’impatto di Lee con la NBA è stato immediatamente interessante, ma è stata soprattutto la seconda stagione in maglia Knicks ad accendere l’interesse sul giocatore, capace di raddoppiare le sue valutazioni passando dai 5.1 PPG, 4.5 RPG e 0.6 APG del 2005/06 ai 10.7 PPG, 10.4 RPG e 1.8 APG del 2006/07; da segnalare inoltre che in questa seconda stagione viene eletto MVP nel Rookie Challange quando, giocando con i Sophomore, realizza 30 punti (100% dal campo, 14/14 da 2 e 2/2 ai liberi) ed 11 rimbalzi.
Lee veste la maglia della città della grande mela per ancora due stagioni, e proprio nell’ultima di queste, la 2009/2010, raggiunge le valutazioni ad oggi più alte della sua carriera: 81 partite giocate, 37.3 MPG, 20.2 PPG, 11.7 RPG e 3.6 APG.
Si trasferirà la stagione successiva ai Golden State Warriors dove milita tutt’ora.
Ad oggi le sue medie complessive in NBA recitano 574 partite giocate, 14.9 PPG, 9.8 RPG e 2.4 APG.; sarà All-Star NBA nel 2010 e nel 2013.
3. Tony Parker: Draft 2001 – Pick 28 (1st Pick: Kwame Brown)
Eccoci infine al podio di questa lunga classifica: due dei tre giocatori rimanenti militano attualmente in NBA e sono compagni di squadra; il primo di questi è il playmaker dei San Antonio Spurs, Tony Parker.
Nato a Bruges ma di nazionalità francese, i primi due anni della carriera professionistica di Parker hanno luogo proprio in Francia, nel Paris Basket Racing, in cui milita dal 1999 al 2001.
Entrerà in NBA con il Draft 2001, ultima scelta del primo giro ed autentico draft steal da parte dei San Antonio Spurs visto quanto dimostrato dal giocatore negli anni.
Giocatore dotato di grande velocità e abile soprattutto dal punto di vista offensivo, al suo debutto in NBA Parker sarà il più giovane esordiente della storia degli Spurs (19 anni, 6 mesi e 13 giorni) ed oggi, giunto ormai alla sua dodicesima stagione consecutiva con i texani (eccetto un brevissimo intermezzo all’ASVEL Lyon-Villeurbanne, appena 7 partite nel 2011 durante il lockout NBA) si può indubbiamente parlare di un atleta in grado di ritagliarsi una posizione di rilievo nella storia della franchigia: sarà 3 volte campione NBA (2003, 2005 e 2007), MVP delle finali 2007 (grazie a delle medie da 20.8 PPG, 5.8 APG e 3.4 RPG), 5 volte NBA All-Star (2006, 2007, 2009, 2012, 2013), All-NBA Second Team nel 2012 e All-NBA Third Team nel 2009.
Ad oggi le sue medie segnano 869 partite giocate, 17.1 PPG, 6 APG e 3 RPG.
2. George Gervin: Draft 1974 – Pick 40 (1st Pick: Bill Walton)
Sul secondo gradino del podio di questa speciale classifica, ad inframezzare due atleti tuttora attivi, un giocatore di un’altra epoca ed uno dei più prolifici realizzatori della storia NBA: “Iceman” George Gervin, membro della Naismith Basketball Hall of Fame e storico numero 44 (in seguito ritirato) dei San Antonio Spurs.
Gervin, guardia dalle medie altissime fin dai tempi del college di Eastern Michigan, attirerà su di se le attenzioni dei Virginia Squires, formazione della defunta ABA (storica rivale della NBA) che per primi lo metteranno sotto contratto e con cui disputerà la stagione 1972/73 e parte della stagione 1973/74, a metà della quale si trasferirà ai San Antonio Spurs (a quei tempi militanti anch’essi in ABA) e con i quali disputerà 12 stagioni consecutive, 3 in ABA e 9 in NBA.
Durante questi anni, pur non riuscendo mai a laurearsi campione, Gervin costruirà la sua leggenda: quattro volte miglior realizzatore NBA (1978, 1979, 1980 e 1982), ottavo nella classifica di tutti i tempi di media punti a partita (26.2 PPG), 74 partite (68 in regular season e 6 ai playoff) con 40 o più punti segnati (da ricordare su tutti i 63 punti di cui 22 consecutivi segnati nel 1978 ai New Orleans Jazz), 9 volte NBA All-Star (consecutivamente dal 1977 al 1985) e 5 volte All-NBA First Team (consecutivamente dal 1978 al 1872).
Prima di terminare la sua esperienza nella pallacanestro americana Gervin giocherà una stagione (1985/86) ai Chicago Bulls, con una meda di 16.2 PPG.
Al termine della sua carriera NBA le sue medie segneranno 791 partite giocate, 26.2 PPG, 4.6 RPG e 2.8 APG.
Da segnalare che prima del ritiro disputerà una stagione in Italia (1986/1987 con la Virtus Roma, dove manterrà medie di oltre 26 punti a partita) e qualche partita nella CBA statunitense (1989 con i Quad City Thunder) e in Spagna (1989/90 con Manresa).
1. Emanuel Ginobili: Draft 1999 – Pick 57 (1st Pick: Elton Brand)
Come preannunciato, la prima posizione delle steal NBA di tutti i tempi riguarda un giocatore attualmente in attività, e che giocatore: Emanuel Ginobili, guardia dei San Antonio Spurs e da loro selezionato nell’ormai lontano Draft 1999 con la, a posteriori verrebbe da dire incredibile, cinquantasettesima nonché penultima scelta.
Ginobili, nativo di Bahìa Blanca e figlio di immigrati italiani, inizia la sua carriera professionista proprio in Argentina, con la squadra dell’Andino prima (1995/96) e dell’Olimpo Bahìa Blanca dopo (1996/98), per poi trasferirsi in Europa e più precisamente in Italia, dove disputa le stagioni 1998/99 e 1999/2000 con la maglia della Viola Reggio Calabria.
Al termine della prima stagione italiana, durante la quale Ginobili contribuisce grandemente alla promozione in A1 dei reggini, i San Antonio Spurs selezionano il giocatore, che decide però di rimandare il trasferimento negli Stati Uniti.
La seconda stagione italiana, e prima nel massimo campionato, farà ancor più emergere il talento di Ginobili che verrà acquistato dalla Virtus Bologna e con la quale disputerà le stagioni 2000/01 e 2001/02; a Bologna troverà la consacrazione a livello europeo, diventando punta di diamante di una squadra che nella stagione 2000/01 vincerà contemporaneamente campionato, Coppa Italia ed Eurolega, e che rivincerà la Coppa Italia la stagione successiva.
A questo punto Ginobili riterrà maturi i tempi per lo sbarco negli Stati Uniti e, ormai 25enne, entrerà a far parte del roster 2002/03 dei San Antonio Spurs, squadra in cui milita ininterrottamente da quel momento e di cui, dopo qualche difficoltà iniziale, diverrà il leader, guidando il gruppo selezionato da coach Gregg Popovich verso i grandi risultati raggiunti nell’ultimo decennio.
Con gli Spurs Ginobili sarà 3 volte campione NBA (2003, 2005 e 2007), 2 volte All-Star NBA (2005 e 2011) e sesto uomo dell’anno (2008); le sue medie NBA parlano di 726 partite giocate, 14.9 PPG, 4 APG e 3.9 RPG.
Meritano di essere segnalate le sue grandi prestazioni con la nazionale argentina, squadra che Ginobili negli anni sarà in grado di guidare ad un oro ed un bronzo olimpico (rispettivamente Atene 2004 e Pechino 2008, senza dimenticare il quarto posto alle recenti olimpiadi di Londra 2012), un argento mondiale (2002), due ori e un argento americani (2001, 2003, 2011).