Stando ad una notizia di questi giorni pare che Michael Jordan abbia deciso che i suoi Bobcats dalla prossima stagione cambieranno colori e nome;ovvero torneranno ad essere gli Charlotte Hornets,il nome avuto tra l’88 e il 2002, e adotteranno i classici colori viola e turchese. Farà strano vedere His Airness al comando di una squadra che ha avuto modo di umiliare più volte da giocatore,come quando nel ’90 ne rifilò 45 a domicilio ad Alonzo Mourning & Co. oppure quando il 29 dicembre 2001,all’eta di 38 anni fece registrare a referto 51 punti,un punto in meno del suo record contro questa franchigia che risale al 1993 quando diede l’ennesima dimostrazione della sua essenza ultraterrena scolpendone 52 e posterizzando lo stesso Mourning. Gli  Charlotte Bobcats rappresentano uno dei paradossi più deliziosi della Lega,ovvero la squadra più perdente degli ultimi anni (clamorosa smentita,col senno di poi,per chi quest’anno si aspettava da parte loro un facile tanking,di cui Utah si sta facendo raffinata interprete,alla faccia dei vari Wiggins,Parker e Smart ) che vanta come presidente il miglior giocatore di basket All-time. Ok,probabilmente non esiste e non esisterà mai un nesso tra la qualità di una squadra e le doti cestistiche del suo presidente,ma vedere Michael Jordan a bordocampo durante le partite di una franchigia che due anni fa chiuse la stagione con un 7-59 con cui sono entrati decisamente nella storia,decisamente dalla porta sbagliata,può creare disagio,soprattutto a chi ricorda il 23 vincere con 38 gradi di febbre una gara delle Finals entrando decisamente nella storia,decisamente dalla porta giusta. Molti hanno immaginato e fantasticato (anche voi,confessatelo)su come potrebbe cambiare la situazione se MJ accettasse di riallacciarsi le scarpe,vent’anni dopo quell’ “I’m back” che sconvolse il mondo e la storia del gioco. Un indizio può darcelo un aneddoto raccontato alla stampa da Michael-Kidd-Gilchrist,puledro di razza,uno dei pochi,della scuderia di Charlotte,seconda scelta assoluta al Draft del 2012,che ebbe l’ardire,durante l’allenamento,di sfidare il”Patron” in un 1 vs 1…”Non mi ha fatto toccare la palla”,il resoconto del ragazzo ex-Kentucky,sul cui livello atletico possono garantire alcune schiacciate della scorsa  stagione che si ricordano meno di altre solo perchè DeAndre Jordan ha deciso di perfezionare il concetto di ascensore umano a spese di Brandon Knight e Harrison Barnes ha sovrastato un montenegrino di 130 chili regalandogli l’ebbrezza di finire in un poster,anche se dal lato sbagliato. Pare che Tim Grover,storico preparatore atletico di MJ, stia pensando ad un programma specifico per poter riportare Sua Maestà a calcare il parquet,e vedendo alcuni video del nostro che schiaccia ancora con facilità a cinquant’anni,mi verrebbe da dire che il lavoro è già ben avviato (tuttavia la palma di longevità della schiacciata spetta all’unico Dottore della specialità,capace di veleggiare ed affondare a 63 anni suonati (!!),come quando era uno stallone del campo aperto con una pettinatura afro nella lega più lisergica di sempre,quella col pallone rosso,bianco e blu).

L’ipotesi è quantomeno irrealizzabile ed è stata smentita più volte anche dallo stesso Jordan (che ogni tanto continua comunque a scendere in campo durante gli allenamenti dei suoi Cats),ma credo che sarebbe un’idea per osservare un Michael più umano,visto che non ci ha dato questa soddisfazione neanche quando,giocando per i Wizards,una volta realizzò un quantitativo di punti maggiore della sua età…come?Niente di speciale per “the GOAT” (Greatest Of All Time),lo stesso che costrinse Larry Bird ad affibbiargli sembianze messianiche dopo che il nostro ne aveva rifilati 63 ai suoi Celtics quando era ancora uno sbarbatello alle prime esperienze in post season? Peccato che la sua carta d’identità quando rifilò 43 punti ai Nets recitava 40(!) anni,e,inutile dirlo,stabilì un nuovo record,essendo l’unico quarantenne ad aver segnato almeno 40 punti in NBA. Condì la gara anche con 10 rimbalzi,3 assist,un chirurgico 7/7 dalla lunetta e un 18/30 complessivo dal campo. No,non riusciremo mai a vederlo umano. E per conferma chiedere a Shawn Marion,che in un Wizards-Suns,in cui Phoenix era avanti di 1 con 7 secondi restanti, marcava un MJ più prossimo alla pensione di qualsiasi altro giocatore NBA che prese palla (avevate dubbi?) per l’ultimo tiro. Penetrazione,arresto,finta,”The Matrix” salta e Jordan infila i due del sorpasso. Una (neanche tanto) brutta copia di “The Shot”,del quale se necessitate di delucidazioni vi invito ad abbandonare la pagina,l’ennesimo manifesto della sua ineguagliabile superiorità,la stessa che Lebron sta cercando di sviluppare e Kobe,nonostante il suo continuo flirtare con l’immortalità,non è mai riuscito davvero a raggiungere.

Mattia D’Orazio