Akeem Olajuwon, from  Lagos, NIGERIA, fisico da guerriero africano, classe 1963, 21 gennaio per l’esattezza! Lo conoscete bene, il campionissimo dei Rockets, ormai ex cestista naturalizzato statunitense negli anni 90, divenuto Hakeem proprio in seguito all’ottenimento del doppio passaporto, soprannominato Hakeem the Dream, il sogno, per la magnificenza dei suoi movimenti e per il suo gioco fantastico.

Parliamo di un pivot di 213 cm, scelto al numero #1 del draft del 1984, quello che al numero #3 vide chiamare un tale Michael Jordan e dietro ancora i vari Charles Barkley e Karlo Malone, per fare giusto un paio di nomi. Era un giocatore strepitoso, alto e fisico, duro e potente, ma allo stesso tempo un ballerino, dotato di una rapidità di piedi decisamente fuori dal comune per uno col suo fisico, e , soprattutto, di una elevazione incredibile che, insieme al tempismo perfetto ne hanno fatto uno dei migliori stoppatori della storia Nba.

I punti di forza di Hakeem erano, come detto,  la tecnica sopraffina e la fisicità dirompente, oltre ovviamente al talento naturale perchè, è chiaro, puoi lavorare tutta la vita, ma se non hai talento puoi stare  a casa a guardar la partita dal divano.

Altro punto a suo favore era la grandissima forza interiore, tale da far dire a Federico Buffa, nel video sopra allegato, che perfino MJ in lui aveva trovato un giocatore e uomo dalla forza mentale pari o, in determinati casi, addirittura superiore alla propria. Ciò anche grazie al suo background, poichè il ragazzo, di origini nigeriane, arrivò a Houston senza nessuno ad aspettarlo all’aereoporto, tanto che dovette raggiungere con un taxi la sede del campus universitario. Del resto, lo staff tecnico della Houston University non era perfettamente al corrente di quale fosse il suo effettivo potenziale, in quanto egli era stato visionato solo da un amico dell’allora allenatore dei Cougars Guy Lewis.

Ad Hakeem non importava, era lì per giocare a basket e, dopo un paio di stagioni ne uscì con la qualifica di

FIRST PICK OVERALL 1984!

La carriera Nba del nigeriano, invece, si può distinguere in varie fasi, con una prima fase in cui, giovanissimo e reduce dall’esperienza universitaria, formò uno dei primi esperimenti delle cosiddette Twin Towers   insieme a Ralph Sampson. Con due giocatori da oltre 20 + 10 di media, nel campionato 1985-86 i Rockets arrivarono in finale contro i Boston Celtics di Larry Bird ed Olajuwon dimostrò la sua inesperienza del mondo NBA dichiarando, senza malizia, che lui della tradizione dei Celtics non sapeva niente. Gli rispose per le rime Larry Bird, il quale disse che se non sapeva niente allora avrebbe subito un corso di storia del basket. I Rockets si comportarono molto bene ma la front line dei Celtics (formata da Larry Bird, Robert Parish, Kevin McHale e Bill Walton) era decisamente troppo forte per le due torri di Houston e, in più, il reparto guardie era anch’esso decisamente a favore dei biancoverdi irlandesi. La finale si chiuse così 4-2 per i Celtics.

Seguirono anni bui, dovuti alle ginocchia di Sampson, che dopo una rapida decadenza fisica, cambiò aria e poi smise definitivamente col basket. In quegli anni dominavano i Lakers, poi i Pistons, infine i Bulls e, comunque, ad ovest davanti c’erano sempre i Jazz, gli Spurs, i Blazers e i già detti Lakers. Ciò nonostante, quando MJ salutò per due stagioni decidendo di dedicarsi al baseball, Hakeem prese in mano la Lega in modo devastante, risultando nel 1994 Mvp della stagione, miglior difensore ed Mvp delle Nba Finals: mai successo prima, mai più successo dopo!

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In quella finale si trovò di fronte uno dei centri più forti del momento, Patrick Ewing dei New York Knicks, ma nonostante lo scontro tra i due fosse un effettivo scontro tra titani, il pivot di Houston si dimostrò alla fine un pizzico superiore. Tutte le partite disputate contro i Knicks furono combattutissime, e Hakeem dovette esprimersi al meglio sotto tutti gli aspetti del suo gioco per tenere testa alla rude e sporca difesa di New York. La serie fu vinta dai Rockets in gara sette al Summit, ma Hakeem aveva salvato la sua squadra nella precedente partita, grazie ad una fantastica stoppata all’ultimo secondo sul tiro di John Starks. Medie da capogiro per il numero 34 texano:  29 punti, 11 rimbalzi, 4.3 assist e 4 stoppate di media in tutti i playoff, sublime!

La stagione successiva si aprì nel migliore dei modi. Houston inanellò una serie di ottima prestazioni a inizio stagione, ma successivamente qualcosa nel meccanismo della squadra texana si ruppe. Gli equilibri interni saltarono e Houston vide una decisa involuzione del suo gioco. Si optò così per apportare una modifica, acquistando Clyde Drexler dai Portland Trail Blazers, in cambio di Otis Thorpe. Hakeem in questo modo si ricongiunse con il suo vecchio compagno alla Houston University ed insieme riuscirono a raggiungere i play-off, in forte dubbio prima della trade.

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Hakeem durante la postseason raggiunse l’apice del suo rendimento, esprimendo livelli di gioco altissimi. Pur partendo solo con il sesto record di Conference, Houston eliminò al primo turno i Jazz e al secondo i Phoenix Suns (in questa serie Houston riuscì a rimontare da uno svantaggio di 3 a 1 per i Suns, vincendo la serie in sette partite). In finale di Conference i Rockets si scontrarono con la migliore squadra dell’ovest, i San Antonio Spurs. Hakeem, una volta approdato alle finali di conference, diede il meglio di sé: il centro venuto dalla Nigeria primeggiò in maniera assoluta sull’allora MVP della lega David Robinson, disputando forse la serie più spettacolare della sua carriera e battendo gli Spurs in sei gare. Quei Rockets resteranno nella storia di Houston, con nomi prestigiosi tra i quali proprio il centro nigeriano, Drexler, Robert Horry, Sam Cassell e Mario Elie.

In finale contro gli Orlando Magic Olajuwon si scontrò con quello che da lì a poco tempo sarebbe diventato il più forte centro della lega, Shaquille O’Neal, all’epoca giovanissimo. Ancora una volta però “The Dream” riuscì a sconfiggere la strapotenza fisica di “Shaq”, utilizzando le sue ammirevoli doti tecniche, tanto da far esclamare a Shaq, qualche anno dopo: “c’è stato solo un centro nella lega che mi ha completamente annientato, si chiama Hakeem Olajuwon”. Per i Rockets fu il secondo titolo consecutivo, questa volta vinto per 4-0, che si aggiunse al secondo premio di MVP delle finali per Olajuwon, che chiuse con 33 punti, 10 rimbalzi, 4.5 assist e 2,81 stoppate di media!

Seguirono altre buone stagioni, prima con Charles Barkley, poi con Scottie Pippen, quando finì l’era Bulls, senza mai arrivare in fondo. Sulla soglia dei 40 anni ci fu anche una comparsata ai Toronto Raptors, senza particolare gloria. Non importa, Hakeem resta comunque uno dei più grandi centri della storia, nell’elitè del ruolo insieme a Wilt Chamberlain e Bill Russell, Kareem Abdul Jabbar, Moses Malone e Shaquille O’Neal, un gradino sopra i vari Ewing, Robinson e Sabonis. E tra questi, comunque, resta il più grande sotto il profilo tecnico, unico nei suoi movimenti rapidi e stilisticamente perfetti, che non possiamo stare qui a spiegarvi. Dovete vedere per credere!

Ecco a voi, Hakeem Olajuwon, the Dream!