Eh si, cari amici, siamo sicuri che in tanti già lo sapete, ma repetita juvant! Quindi, per chi non lo sapesse ancora, HE GOT GAME non è un soprannome frutto del caso, Ray Allen viene chiamato così per aver recitato, quale co-protagonista, in un film, con questo titolo, in compagnia di DENZEL WASHINGTON!

He Got Game, nei sobborghi newyorkesi, è una espressione con la quale si identifica un giocatore di grande talento, uno che fa suo il gioco letteralmente, uno bravo per davvero. Il film fu realizzato da Spike Lee al fine di mettere in luce l’ipocrisia della NCAA e lo sfruttamento degli studenti atleti. Se però il “Blue Chips” con shaq e Penny Hardaway parlava del marcio del college americano, inteso come il mucchio di soldi che navigavano del sommerso del presunto mondo dilettantistico, Spike Lee ovviamente attenzionò più il profilo colored del problema: «A questi giovani afroamericani offrono una macchina, soldi, qualche gioiello e l’esca di qualche figa bianca. Se sei il più grande giocatore di tutti i licei della nazione puoi star sicuro che arriveranno a sventolarti qualche paio di mutandine sotto il naso», dichiarò il regista.

Qui di seguito la trama del film (fonte:wikipedia.it):

Primavera, 1998. Jake Shuttlesworth è rinchiuso da più di sei anni nel carcere di Attica, presso New York, per scontare una condanna di venti anni di reclusione per l’omicidio preterintenzionale della moglie. Fuori dal carcere, suo figlio diciottenne Jesus è considerato la promessa più grande del basket liceale e le più prestigiose università degli Stati Uniti d’America sono disposte a tutto pur di averlo nelle loro squadre a partire dalla stagione successiva. Jesus, che con la squadra del suo liceo ha vinto da poco il campionato statale, non ha ancora compiuto la scelta e manca solo una settimana allo scadere dei termini. Per questo motivo, Jake viene convocato dal direttore del carcere che gli propone, da parte del governatore dello Stato di New York, una forte riduzione di pena se riuscirà a convincere suo figlio ad iscriversi all’Università di Big State, della quale il governatore è accesissimo sostenitore.

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Per permettere l’incontro tra padre e figlio, Jake viene costretto a mangiare del cibo avariato ed allontanato in segreto dal carcere per motivi di salute. A questo punto, Jake ha una settimana di tempo per convincere il figlio Jesus ad iscriversi all’Università di Big State; a vegliare su Jake ci sono gli agenti Crudup e Spivey.

Jake incontra subito sua figlia Mary, che va alle scuole medie ed è molto felice di rivederlo. Molto diversa è la reazione di Jesus, che rifiuta di ospitare suo padre, lo tratta con astio e diffidenza e non accetta di parlargli.

Jake così si reca in un albergo a Coney Island, dove viveva con la famiglia e dove sono cresciuti i figli, un quartiere problematico di Brooklyn in cui una delle attività più diffuse è lapallacanestro da strada e i giovani passano ore sui playground. Qui conosce Dakota Burns, una prostituta, continuamente picchiata dal suo protettore, Sweetness. Jake si innamora presto della donna e farà quel che può per farla uscire dalla sua drammatica situazione.

Nel frattempo, Jesus vive una settimana molto difficile. Il ragazzo è infatti pressato da quasi tutte le persone che gli sono vicine, tra cui gli zii con cui è cresciuto dopo la morte della madre e la condanna del padre, il suo allenatore e anche la fidanzata Lala, che arriva addirittura ad accettare denaro per esercitare la sua influenza sul ragazzo. Riceve la visita di controversi procuratori sportivi che lo spingono a entrare direttamente nella NBA e di università che lo portano a visitare il loro campus per invogliarlo nella fatidica scelta. Jesus resta nell’indecisione: ha la sorella minore a cui badare, vive in un quartiere povero e diventare subito un giocatore professionista gli risolverebbe subito i problemi economici, privandolo però della possibilità di avere un’istruzione universitaria e con il rischio di venire circondato di parassiti e di cadere nei mille pericoli dello sport professionistico. Tutti sentono l’odore dei soldi che Jesus guadagnerà: la situazione lo disgusta non poco e continua a chiudersi in se stesso, rimandando la decisione alla conferenza stampa dell’ultimo momento.

Jake cerca invano di stabilire un dialogo con il figlio, raccontandogli tra le varie cose anche il perché del suo particolare nome: Jesus in onore del suo idolo “Black Jesus”, come era chiamato il cestista Earl Monroe, campione NBA con i New York Knicks nel 1973 e in passato stella dei Baltimore Bullets. L’ultima sera prima del termine della settimana di semilibertà, confessa finalmente al figlio il motivo per cui è uscito di prigione, e lo sfida a basket in un duello uno-contro-uno per costringerlo a scegliere l’Università di Big State: se vince il padre, Jesus si iscriverà a Big State; se vince il figlio, farà quello che meglio crede. Durante la prova, nel playground vicino casa, padre e figlio si confesseranno i loro più reconditi segreti, instaurando finalmente un dialogo per anni assente. La sfida viene facilmente vinta da Jesus, che davanti a Crudup e Spivey, sopraggiunti per riportarlo al carcere di Attica, getta davanti al padre le carte della sua iscrizione a Big State.

Tuttavia, commosso dalla sincerità e dall’affetto che il padre prova per lui nonostante i suoi rifiuti, Jesus accetta comunque di iscriversi a Big State e lo comunica ufficialmente durante la conferenza stampa al suo liceo, mentre Jake, ora tornato in carcere, riesce finalmente ad avere un dialogo con il figlio. Ma in conclusione il direttore del carcere si rimangia la parola negando l’abbreviazione della pena e vanificando così il sacrificio di Jesus.

Qui di seguito il trailer del film: