Quando Julius Erving si affermò come una delle più grandi stelle NBA, le squadre più famose, quelle che si contendevano il vertice della lega con maggior frequenza erano quasi sempre 3: Los Angeles Lakers, Boston Celtics e Philadelphia 76ers, vale a dire i loro capitani, Magic Johnson, Larry Bird e appunto Julius Erving.

Se Magic con la sua immensa classe comunicava gioia, divertimento, allegria, se Bird era quasi monotono nella sua perfezione tecnica, Erving inizialmente sembrava capitato li per caso, ma ben presto si capì come la sua dimensione di giocatore fosse un’ altra rispetto a chi lo circondava in squadra. La compostezza dei suoi movimenti, la dolcezza delle sue esecuzioni, lo rendevano diverso da chiunque. Il suo stile di corsa, la facilità con la quale riusciva a fare tutto, l’eleganza di qualsiasi sua azione erano a dir poco affascinanti. Sembrava che giocasse saltasse e corresse senza fare fatica. Quello che colpiva nelle sue esecuzioni era l’eccezionale plasticità dei movimenti, la compostezza stilistica, non solo nei suoi inarrivabili voli a canestro, nelle sue schiacciate220px-JuliusErving schiacciata contro gli hawks e nelle sue magie, ma anche – e questo era a dir poco sorprendente – nei gesti più banali, nelle fasi di gioco meno coinvolgenti, come un palleggio, una ricezione, oppure anche un semplice passaggio. Faceva tutto con una classe che sbalordiva e faceva restare a bocca aperta. Ed i suoi canestri, nessuno mai uguale all’altro, le sue azioni e le sue straordinarie giocate non sembravano che essere la più naturale delle conseguenze di quello che il suo corpo sprigionava. Poetry in Motion, poesia in movimento, era la dicitura sotto la foto di una sua tipica azione. Definizione quanto mai giusta, perchè ogni suo movimento era qualcosa di artistico ed anche di poetico.

Analizzando il suo gioco va sempre ricordato che le statistiche che ha accumulato in 16 anni di carriera contano poco o niente. Perchè le statistiche, le percentuali al tiro, non chiariscono ne evidenziano e ne mai lo faranno, la fantasia, l’arte, l’inventiva e lo stile che erano sotto gli occhi di tutti quando aveva la palla in mano o anche solo quando camminava o correva sul parquet. Una classe innata, non costruita, una naturalezza estrema, qualcosa di veramente unico.

Se nei primi anni della sua carriera Julius Erving veniva paragonato a Connie Hawkins (The Hawk il Falco), un ala di 2.03 che in campo sapeva fare di tutto con movenze feline, (lo stesso Erving ha sempre ammesso di aver ammirato il suo stile di gioco), nella seconda ed ultima parte della sua carriera è stato accostato a Michael Jordan, forse perchè in un simbolico passaggio di consegne, quando iniziava l’avventura NBA di MJ quella di Erving ormai era avviata verso la fase finale. Se su di un piano prettamente tecnico tra i due il confronto non è neanche lontanamente ipotizzabile (Jordan più vincente, aveva più tiro, difendeva meglio ecc), la differenza a favore di Julius era rilevante nella plasticità del gesto e nella legerezza del movimento. Jordan ha mostrato cose quasi incredibili, ma lo ha sempre fatto mettendo in mostra l’ovvio sforzo fisico e la naturale difficoltà dell’uomo. Erving invece faceva tutto con leggerezza e dolcezza. E sul suo volto, dal Finger roll più difficile al movimento inventato sul momento, alle terrificanti schiacciate in contropiede (quelle che sono state definite The House Calls, le chiamate a casa che si fanno al dottore perchè intervenga), sul suo volto sempre la stessa espressione rilassata, quasi come se non si sforzasse e come se nulla gli costasse fatica. Per questo Jordan o non Jordan, per i vecchi nostalgici della palla a spicchi di un tempo, quelli che sono un pò più in là con gli anni,  è stato LUI, Doctor J,  l’unico e indimenticabile Unforgetable!!

Julius Erving (per tutti Doctor J, Il Dottore), nasce a East Meadow nello stato di New York il 22 febbraio del 1950, lo stesso giorno in cui negli States si festeggia la nascita di George Washington. L’infermiere dell’ospedale di Hempstead che assiste al parto suggerisce alla signora Callie di chiamare il figlioletto George Washington Erving , ma la decisione è già stata presa: il suo nome sarà Julius Windfield II come quello del marito di Callie.

L’infanzia di Julius si divide fra East Meadow e Hempstead, due centri situati a Long Island, a pochissima distanza da New York, dove cresce insieme alla sorella Alexis ed il fratellino minore Marvin. Il padre lascia Callie nel 1953 e da quel momento è solo lei a prendersi cura dei tre figli. Ma lo fa con grande senso materno lavorando come domestica e come cameriera, cercando di non far mai mancare nulla, ma soprattutto facendoli crescere con i giusti valori e nel modo migliore.juliuserving-mother I figli capiscono fin troppo bene quello che la madre sta facendo per loro e, non appena possono cercano di aiutarla. Julius, ad esempio, dagli otto ai dodici anni nei mesi estivi lavora dalle 4 alle 8 di mattina consegnando latte e giornali a tutte le abitazioni della zona. E quello che guadagna non lo tiene per sè, ma lo consegna alla mamma. Anche Alexis si da da fare. Trova un lavoro come cameriera e cerca di dare una mano.

L’assenza in casa di un uomo però si sente e non solo dal punto di vista economico. Cosi a Julius non sembra vero di poter conoscere Don Ryan, insegnante di High School che allena la squadra giovanile del centro dell’Esercito della salvezza di Hempstead formata da ragazzi dai 10 ai 12 anni.

L’incontro avviene nel 1960 quando Julius e già 1.70, ha braccia lunghissime e due mani enormi. Fino a quel momento il piccolo Erving passa gran parte delle sue giornate dopo aver studiato a Campbell Park, un playground a due passi da casa. Quando Ryan si accorge che quel ragazzino con il pallone da basket ci sa fare, gli chiede di far parte della sua squadra.

Julius li per li tentenna perchè credeva di dover lasciare il suo campetto. Poi quando invece capisce che la proposta di Ryan ha come oggetto l’entrare a far parte di una squadra del quartiere con tanto di allenatore, compagni, divise e allenamenti, non ci pensa un minuto e accetta. Il rapporto che si instaura tra Ryan e Erving è subito di quelli capaci di segnare la vita di un bambino. Ryan è una gran brava persona e Julius vede in lui il padre di cui si ricorda a malapena. A 11 anni Erving è 1.74 cm, ma sopratutto comincia a mettere in mostra quell’elevazione sorprendente che gli permette di giocare e di battere nelle partitelle anche ragazzi più alti e più grossi di lui. A long Island la sua squadra è troppo forte e ben presto non ha più avversari degni. Erving si conferma il più bravo e la sua fama comincia a varcare anche i confini cittadini. Ma nel 1963 la sua vita cambia.

La madre si risposa e trasferisce la sua famiglia a Roosevelt, non troppo distante da Hempstead. Per Julius lasciare coach Ryan è difficle e doloroso, a maggior ragione con l’inizio dell’esperienza High School alle porte. Ma prima di lasciarlo Ryan parla con Julius e gli dice qualcosa che il piccolo Erving non dimenticherà mai. Gli dice di lavorare sodo e di non deludere mai la mamma e la sua famiglia, queste parole il giovane Erving le ricorderà per tutta la vita.

Alla Roosevelt School Erving diventa subito l’attrazione principale della scuola  e la stella della squadra delle matricole. Quando al secondo anno fa il suo ingresso nella squadra vera della scuola, coach Ray Wilson lo fa partire direttamente in quintetto e lui risponde diventando il miglior realizzatore, rimbalzista e passatore della squadra.juliuservingroosvelt A 16 anni nel 1966 è 1.80 e la sua elevazione sempre più fenomenale e le sue mani sempre più enormi. La Roosevelt guidata dal suo nuovo fenomeno è imbattibile. Ma Julius non dimentica i libri e la scuola. Nei Playground la sua fama comincia ad aumentare, al punto tale che sono molti i ragazzi che arrivano da altre zone per sfidarlo, per cercare di batterlo o soltanto per ammiralro. Ma Erving sconfigge tutti, inventa canestri sempre più nuovi e numeri diversi, ma alla fine se ne va tranquillo, calmo e umile senza prendere in giro o senza vantarsi con nessuno. Per questo tutti gli vogliono bene e gli sono affezionati.

Dove nacque il soprannome di “Doctor”, dottore, che lo ha accompagnato per tutta la sua carriera, contrassegnandolo al punto  tale da essere stato il primo giocatore ad essere universalmente conosciuto più grazie al soprannome che al nome e al cognome?

Si racconta che durante una delle sue frequenti ed applauditissime apparizioni nei playground di New York (soprattutto al celebre Rucker), ad ogni schiacciata o numero, mentre la gente assiepata in ogni dove urlava e applaudiva, lo speaker lo chiamasse nei modi più svariati come Falco, Mosè nero, Magic, l’Aquila ecc. E che ad un certo punto lo stesso Erving sia andato da lui e gli abbia detto : “Se proprio devi chiamarmi con un nome, chiamami “The Doctor”.

Questo è come il soprannome venne conosciuto da tutti. Ma le sue origini invece, vanno ricercate altrove: ai tempi delle partitelle fra amici sul campo della Roosevelt High School.

I Ragazzi amavano darsi soprannomi. Uno si faceva chiamare “The General”, un altro “The Professor”, a Julius toccò quello di “The Doctor”, un titolo che lo aveva sempre affascinato e che aveva colpito la sua immaginazione.

Al Terzo anno di High School, Erving è 1.88, continua ad entusiasmare compagni, tifosi e allenatori meravigliando e spaventando gli avversari che la Roosevelt incontra sul suo cammino. Però la sua scuola è piccola e fino al suo ultimo anno di high school Erving non riceve quella considerazione e quelle attenzioni che invece meriterebbe di avere. E’ in questo momento che cominciano ad arrivargli offerte dai più grandi college del paese, inviti di ogni genere. Ma Julius resta calmo. Comincia a girare in lungo e in largo e ne visita parecchi (Iowa state, Ohio State, Cleveland State, Boston College, Rhode ISland, Massachusetts), ma non riesce a trovare quello giusto. Anche perchè in cuor suo ha già deciso di non allontanarsi troppo da casa. Infatti sua sorella Alexis decide di sposarsi ed il suo fratellino Marvin contrae una rara malattia e sua madre necessita di aiuto e conforto.

Cosi alla fine opta per l’università del Massachusetts, un ambiente che gli piace, dove esiste un buon programma accademico ed anche una discreta squadra di basket, gli UMass Minutemen. Inoltre il coach della squadra Jack Leaman, è un vecchio amico di coach Wilson che di lui gli parla molto bene: questo per Julius vale più di mille lettere e di mille inviti. juliuservingdmassachMa quel college – almeno in quegli anni – faceva parte di quel sottobosco di college che nel torneo NCAA venivano eleminate subito e rarissimamente trovavano spazio sulle colonne dei quotidiani nazionali.

Forse inconsapevolmente, ma scegliendo questa destinazione, Erving  decide di restare nell’anonimato, cosa che invece non sarebbe sucessa se avesse optato per uno dei college piu noti e conosciuti.

Ma nell’estate del 1968 una tragedia si abbatte su Julius e sulla sua famiglia. Il fratello Marvin muore e Julius è un diciottenne disperato che sembra cadere in un baratro di tristezza e dolore. Per due giorni resta sulla tomba di Marvin a piangere. Poi il terzo giorno promette a se stesso che niente lo avrebbe fatto più piangere perchè nulla di quello che gli sarebbe successo in futuro avrebbe mai potuto nemmeno avvicinare il dolore per quella perdita.

Al college Julius diventa subito una stella. Le partite della squadra delle matricole, che prima del suo arrivo si svolgevano in palazzi quasi vuoti come antipasto delle gare della prima squadra, diventano l’attrazione dell’ateneo. E non è raro vedere ragazzi e tifosi che, una volta terminata l’esibizione di Erving, se ne vanno e non restano nemmeno per quello che dovrebbe essere il clou della serata. Le sue schiacciate durante il riscaldamento sono più seguite della partita stessa. Nel basket universitario è vietato schiacciare, cosi il Doctor si esalta in riscaldamento, al punto tale che spesso per alcune sue affondate ci sono state delle vere standing ovation.

Il 22 febbraio 1969, quando entra in campo per il riscaldamento, tutti i tifosi gli cantano Buon compleanno. Julius ripagherà questo affetto con prestazioni strabilianti, invenzioni e canestri sempre nuovi ad ogni gara. Per la prima volta nella storia dell’ateneo, la squadra delle matricole chiude la stagione imbattuta. Intanto Erving continua a crescere e quando nel Settembre del 1969 rientra al college dalla pausa estiva, è 2 metri per 90 chili.

Coach Leaman visto quanto è bravo e quanto salta decide di farlo giocare vicino al canestro ed infatti Erving diventa subito il miglior rimbalzista della squadra. La stagione si chiude con un record di 18 vittorie e 6 sconfitte, il migliore della loro storia, e per la prima volta vengono invitati al Madison Square Garden di New York dove si gioca il prestigioso torneo NIT. Le medie di Erving sono sbalorditive: 25,7 punti e 20,9 rimbalzi ( secondo in tutto il college basketball, il primo Artis Gilmore, centro di 2.17), senza considerare l’eccitazione ed il divertimento che i suoi numeri e le sue invenzioni provocano fra i tifosi che quando lui è in campo sembrano impazzire.

Erving in campo fa di tutto e sembra inarrestabile. Solo che lo sanno in pochi. Infatti non viene nemmeno invitato alla selezione dei migliori sophomores del paese che la federazione statunitense voleva vedere in previsione delle Olimpiadi di Monaco del 1972. I Migliori poi avrebbero fatto parte di una squadra che sarebbe andata in tournee in Europa e Unione Sovietica. Il nome di Erving nella lista non compare. Coach Leaman non ci crede. Ma la sorte aiuta Julius che viene convocato in sostituzione di un giocatore infortunato. Tom Mcmillen prima di partire per Mosca dichiara che non riesce a credere come il miglior giocatore (e di gran lunga) della selezione, sia un tale Erving chiamato all’ultimo momento. Erving inizia a farsi conoscere, ma quando nell’autunno del 1970 torna ad Amherst, la situazione non è cambiata. Solito calendario agevole, “su 26 partite ne vinceremo 23” dice dopo aver dato un’ occhiata al calendario stagionale, e solita scarsa, per non dire nulla, esposizione a livello mediatico. Le sue previsioni si rilevano esatte ed i Minutemen chiudono 23-3 che prelude al secondo invito al NIT, un bel traguardo per il college che con Erving (26,9 punti e 19,5 rimbalzi di emdia) fra le sue fila ottiene i migliori risultati della sua storia.

Ma nel frattempo stava capitando qualcosa che avrebbe pesantemente condizionato il futuro prossimo della stella.

L’ ABA, la seconda lega professionistica nata dopo la NBA, stava lottando per la sua sopravvivenza. I Migliori giocatori del college basketball preferivano andare a giocare nella NBA, una lega più prestigiosa, dove le squadre erano finanziariamente più solide, gli stipendi più alti e il livello competitivo migliore. Cosi per cercare di crescere ed evolversi, l’ ABA pensò di chiamare e offrire contratti importanti ai giocatori, una stagione prima che fossero eleggibili nel draft.

L’NBA non tardò molto ad adeguarsi e ad adottare lo stesso meccanismo. Entrambe dissero che sarebbero stati scelti solo quei giocatori con particolari bisogni economici e le cui famiglie necessitavano di aiuti finanziari. Erving sarebbe stato eleggibile per entrare nel draft del 1972, ma un anno prima attorno al suo nome si scatenò un pandemonio. Le priorità per lui erano cambiate. Gi studi potevano aspettare, in quel momento l’unica cosa che gli interessava fare era giocare a basket e farlo ai livelli più alti.

Inizialmente il suo agente ha contatti con i New York Nets, la squadra nella quale voleva giocare. Ma i Nets per bocca di Lou Carnesecca che della squadra era il Gm e allenatore, rifiutarono. “Se avessi immaginato cosa era in grado di fare quel ragazzo, non avrei mai risposto cosi” ha dichiarato qualche anno dopo il mitico coach.

Allora Bob Wolf, l’agente di Erving, si rimette al lavoro e si accorda con i Virginia Squires. Il 6 Aprile 1971 Erving firma un contratto di 4 anni con gli Squires che gli farà incassare 500.000 dollari. Oltre a lui passano direttamente dal college all’ ABA altre stelle come Artis Gilmore, George McGinnis, Jim McDaniels e Sidney Wicks.julius-ervirginia Virginia, che nella stagione precedente aveva chiuso con un record di 55 vittorie e 29 sconfitte, è una delle corazzate della lega. La guardia Charlie Scott è la stella della squadra, Johnny era il Gm e Al Bianchi il coach. Julius è contento. Giocherà a basket a livello professionistico, guadagnerà  molto e finalmente potrà tornare a schiacciare anche durante la partita.

Il primo a farne le spese è il colossale Artis Gilmore nuovo centro di 2.17 dei Kentucky Colonels che durante la prima gara di esibizione si vede stampare in faccia da Erving tre clamorose schiacciate che mandano in visibilio i tifosi. Erving è una potenza. Durante una partita Johnny Kerr si avvicina a coach Bianchi e gli dice: “Senti, è molto meglio se lo togli, perchè per quanto salta rischia si farsi male”. Erving eletrizza le platee di tutti gli States, ma Scott soffre la sua presenza e la squadra ne risente. Al Bianchi chiede al Dottore di aiutare Scott a vincere la classifica marcatori. Julius esegue ma è evidente che uno dei due è di troppo. Infatti con ancora 11 gare da giocare, Scott firma per Phoenix nella NBA. Ora tutta la pressione è sulle spalle del Dottore che però non si tira indietro.

Virginia chiude con un bilancio di 45-39, molto dietro al 68-16 di Kentucky. Erving chiude con  27,3 punti e 15,7 rimbalzi di media, ma nella votazione per il Rookie dell’anno è secondo dietro a Gilmore. Ma nei playoff Julius dimostra a tutti che i votanti hanno sbagliato Rookie. Trascina Virginia al 4-0 contro Florida ed in gara 3 segna 53 punti. I Nets battono Kentucky e affrontano Virginia che si porta sul 2-0, ma poi subisce il ritorno dei Nets che vincono la serie 4-3.

Erving in 11 gare di postseason  chiude con 33,2 punti e 20,2 rimbalzi di media. A fine stagione, però, è scontento. Il mondo del basket che conta ha cominciato a conoscerlo, ma i suoi 125.000 dollari a stagione sono la somma più bassa fra quelle delle matricole entrate nell’ ABA e in più ci sono dei ritardi nei pagamenti. Cosi Erving chiede al suo agente di ridiscutere il suo contratto.

Woolf si rifiuta, cosi Julius lo licenzia e si affida a Irwin Wainer della Walt Frazier Enterprises che, dopo essere stato respinto dal presidente degli Squires, decide di giocare la carta NBA. Gli Atlanta Hawks offrono cosi a Erving un contratto di di 5 anni con un ingaggio che dai 200.000 dollari del primo anno va a salire fino a 260.000 dell’ultimo. Inoltre aggiungono un bonus di 250.000 dollari al momento della firma, un appartamento in città e un auto di lusso.

I legali di Erving citano in tribunale gli Squires per i mancati pagamenti e chiedono lo scioglimento del contratto ed un indennizzo per il giocatore di 600.000 dollari. Nel frattempo, ritenendo che Virginia non avesse più i diritti sul giocatore, nelle scelte di quell’anno viene chiamato dai Milwaukee Bucks. E il caos aumenta.

Erving, sotto contratto con Virginia, ne ha firmato uno nuovo con Atlanta, mentre anche Milwaukee ha fatto un tentativo per mettere le mani sul giocatore. Il caso passa da tribunale a tribunale ed alla fine ecco l’ingiunzione del giudice che, poco prima dell’inizio della stagione 1972-73, dopo che erving aveva già giocato due gare di precampionato in maglia Atlanta stabilendo subito grande feeling con Pete MAravich, invalida il contratto con Atlanta e gli impone di tornare in campo con Virginia.

Il pubblico degli Squires lo riabbraccia come se non fosse successo nulla. E lui lo ripaga ricominciando a giocare ed a fare numeri come prima. A fine stagione Erving vince la classifica marcatori con 31,9 punti a cui aggiunge 12,2 rimbalzi. Virginia chiude con 42-42 ma esce al primo turno playoff 4-1 contro Kentucky nonostante i 29,6 punti segnati dal Dottore.

Ma qui ricominciano i problemi contrattuali. Il propietario degli Squires è a un passo dalla bancarotta e per rientrare la sola mossa intelligente è liberarsi del miglior giocatore della squadra, esatto proprio il Dottore. Con il proprietario dei New York Nets alla ricerca di un giocatore in grado di risollevare le sorti della franchigia e di portare pubblico al nuovo impianto, il Nassau Coliseum, Julius spera di poter tornare a casa. L’Affare è presto fatto. A virginia va un milione di dollari piu George Carter.

L’1 Agosto 1973 Julius Erving finalmente torna a casa. Con grande felicità ed un contratto da 2 milioni di dollari in 7 anni in tasca.

Nella prima partita in maglia Nets della stagione 73-74, anche se Indiana vince 118-99, Erving entusiasma la folla segnando 42 punti. Se il buon giorno si vede dal mattino …juliuservingnets

New York in campionato parte 4-1, poi perde nove partite di fila andando sul 4-10. Coach Kevin Loughery capisce che esiste un problema psicologico in squadra. Quando Erving ha la palla in mano gli altri si fermano a guardarlo e ritengono che la sua sola presenza in campo sia sufficiente per garantire loro la vittoria. Ma forse non hanno tutti i torti perchè Erving in campo sembra poter fare tutto. In una gara contro Kentucky i Nets sono sotto 68-60 a 9′ dalla fine. Ma qui ci pensa il Dottore. Con una varietà incredibile di movimenti e di azioni segna 16 degli ultimi 23 punti della squadra e sull’83-82 per i Nets, stoppa un tiro di Gilmore a un secondo dalla fine.

Erving domina, ma il 9 Febbraio 1974 vive un momento importante della sua vita: a New York sposa Turquoise Brown, una ragazza di Winston-Salem. Il regalo di nozze più bello per Julius se lo fa trascinando i Nets ad un bilancio di 55-29 e chiudendo la stagione guidando i Nets al TITOLO dopo aver sconfitto nei playoff prima Virginia, la sua ex squadra, poi Kentucky ed in finale gli Utah Stars. Dopo essere stato nominato Mvp della stagione regolare, è MVP anche della Finale. Un trionfo! Ma Julius continuava ad essere il più forte giocatore di Basket al mondo e l’atleta più strabiliante sui campi da basket, ma anche il meno conosciuto visto che al di fuori dei circoli ABA quasi nessuno sapeva chi fosse.

La stagione successiva non passa alla storia. E’ quasi banale. New York chiude 58-26. Erving grazie ad un livello di continuità altissimo ( memorabile quello che fece il 14 Febbraio 1975 nella sconfitta dei Nets a San Diego 176-166 dopo 4 tempi supplementari : chiude con 63 punti e 23 rimbalzi), viene nominato MVP della lega per il secondo anno di fila anche se a pari merito con George McGinnis di Indiana, ma non riesce a fare il tris nella classifica marcatori.

Nei playoff i Nets perdono 4 a 1 contro gli Spirit di St Louis dopo aver vinto gara 1. La squadra necessita di qualche cambiamento, fatto che puntualmente si verifica nell’estate del 1975. Quando la ABA vive un ulteriore momento di difficoltà con molte delle sue stelle che passano nella NBA. Julius, che prima di allora in quanto punto di riferimento dei Nets era stato definito l’uomo franchigia diventa uomo-immagine dell’intera Lega, a simboleggiare la sua importanza per il secondo movimento professionistico statunitense.

Julius disputa l’ennesima grande stagione con prove memorabili e numeri che mandano in solluchero i tifosi. A fine stagione è ancora MVP e vince di nuovo la classifica marcatori. Ma il meglio per quella che sarebbe stata la sua ultima annata in ABA, il Dottore lo tiene in serbo per la finale playoff nella quale New York affronta Denver, considerata la squadra più forte grazie alla presenza fra le sue fila di un centro come Dan Issell, di un ala come Bobby Jones e di una spettacolare guardia rookie come David Thompson.

imagesCA1CSF2VA detta di chi vi ha assistito, quella finale è stata la più strabiliante ed incredibile prova individuale messa in mostra da un singolo giocatore nella storia del gioco ed a qualsiasi livello. Larry Brown coach di Denver affida Erving a Jones che giudica il miglior difensore del mondo. Per i Nuggets è la chiave della serie. New York vince gara 1 in trasferta 120-118 e Erving chiude con 45 punti , 12 rimbalzi e 4 assist, segnando anche 18 degli ultimi 22 punti della sua squadra, compreso il canestro della vittoria dall’angolo con Jones addosso. In gara 2 Brown decide di raddoppiare Erving tutte le volte che tiene palla. Mossa giusta perche Denver vince la partita 127-121 e pareggia la serie, ma non per limitare il “32″ che infatti chiude con 48 punti ( 25 nell’ultimo quarto) 14 rimbalzi, 8 assist, e 3 recuperi.

Jones alla fine è sconsolato: “E’ dura marcarlo perchè sai che quando riceve andrà sempre a canestro, ma non sai mai come lo farà”. In gara 3, che i Nets vincono 117-111 di fronte ad un Nassau Coliseum quasi esaurito, il Doctor si prende una giornata di quasi riposo: 31 punti, 10 rimbalzi, 4 assist, 2 recuperi e 4 stoppate. Ma quello che fa a 1’37 con i Nets avanti 111-108 è ancora oggi quasi irreale, se non fosse che a raccontarlo è Larry Brown e che l’azione si svolge di fronte ad oltre 12 mila persone. Denver è in contropiede due contro uno e quell’uno è Julius Erving. Ralph Simpson quando è all’altezza del tiro libero si trova di fronte Erving e fa una finta al tiro. Erving salta e Simpson passa a Chuck Williams sotto canestro. Williams tira, ma Erving rimasto sempre in aria !! gli spazza via il tiro con una super stoppata.

In gara 4 Erving continua il suo Show e New York vince 121-112. 3-1 Nets, grazie ai 34 punti, 15 rimbalzi e 6 assist del dottore. Alcune sue schiacciate, in avanti, all’indietro, a una mano, a due mani, lasciano a bocca aperta persino gli stessi avversari. “Ad essere sinceri, talvolta mi sono fermato ad ammirarlo” – confessa a fine gara Bobby Jones – “perchè so che sta facendo cose che non vedrò mai più”. Denver vince gara 5, 118-110 ed accorcia 3-2, Julius però non cede e finisce con 37 punti, 15 rimbalzi, 9 assist, 5 recuperi, e 2 stoppate. In gara 6 Denver non vuole arrendersi. Di fronte David Thompson realizza 42 punti ed Issel lo aiuta con 30 punti e 20 rimbalzi. Denver vede gara 7 soprattutto quando è avanti 80-58 a 5’07 dalla fine del terzo quarto. Ma qui il Dottore va in sala Operatoria …e con l’aiuto dell’ala forte Williams che segna 13 punti negli ultimi 8 minuti guida i Nets alla rimonta, alla vittoria 112-106 ed al secondo titolo in tre anni.

La sua ultima partita nella ABA lo vede autore di 31 punti, catturare 19 rimbalzi, servire 5 assist, recuperare 5 palloni e stopparne 3. Viene nominato MVP della finale. L’Ultima nella vita della storica lega Americana Quella che, grazie all’introduzione del pallone tricolore e della linea del tiro da tre punti, era stata per certi versi rivoluzionaria e più futuribile rispetto alla piu tradizionale, ma anche prestigiosa NBA. E’ l’ultima finale anche perchè è arrivato ormai il tempo per una fusione fra le due associazioni. A New York viene annunciato che Denver, Indiana, San Antonio, e i New York Nets passano dalla ABA alla NBA. MA prima dell’inizio del training camp succede qualcosa destinato a mutare gli scenari all’interno della squadra del Doctor. New York acquista da Kansas City uno dei migliori playmaker della lega, Tiny Archibald. Erving è soddisfatto, ma lo è un pò meno quando viene a sapere che il nuovo arrivato guadagnerà 445.000 dollari, ben 200.000 in più di quelli che intascherà lui. Inoltre viene a conoscenza che nella NBA ci sono ben 25 giocatori che guadagnano più di lui. Cosi chiede di rinegoziare il suo contratto. Ma Roy Boe, presidente della franchigia, si rifiuta di sedersi al tavolo delle trattative.

Julius, dopo quello che aveva fatto per i Nets, la prende come una mancanza di rispetto e se la lega al dito. Intanto tutte le franchigie NBA preparavano l’arrivo in città della nuova stella, della nuova grande attrazione ed anche il calendario televisivo venne stilato tenendo conto della presenza del Dottore. Tutti volevano poter dire di aver assistito ad una delle sue famose “House Calls”, le chiamate a casa, favolose schiacciate che gasavano squadra e compagni, annichilivano gli avversari e facevano impazzire il pubblico.

Passano i giorni, le settimane ed i mesi e la situazione non si sblocca. Erving non gioca le partite prestagionali. Boe è inferocito ma non molla. Però circola voce che sta cercando l’affare giusto per cedere Erving. Il giorno prima dell’opener della stagione 76-77 esplode la bomba. Julius Erving passa a Philadelphia in cambio di 3 milioni di dollari e firma con i Sixers un contratto da tre milioni di dollari per sei anni. Vi resterà per tutto il resto della sua carriera.

In quei 11 anni riuscirà a vincere solo una volta il titolo, nel 1983, andando vicino alle Finals molte volte (tre finali perse, nel 77, 80 e 82). Parteciperà tutti gli anni all’All Star Game e sarà nominato anche una volta MVP della partita ma sopratutto il mondo lo ricorderà per le movenze e l’assoluta spettacolarità delle sue giocate: La schiacciata dal tiro libero, il poster, la Statua della Libertà,5000279-Julius-Erving-76ers SCHIACCIATA la baseline move e il Rock The Baby sono solo alcune delle giocate che introdusse e che contribuirono ad una completa rivoluzione e nuova spettacolarità del gioco del basket.

Una volta chiesero a Michael Jordan quanto Doctor J abbia influenza il suo gioco, lui rispose così: “Senza Doctor J non sarebbe mai esistito MJ” .

A Philadelphia Dr J divenne in breve il giocatore simbolo e sebbene la squadra non fosse costruita per accaparrarsi il titolo, il numero 6, come ho già detto,  riuscì a trascinarla alla vittoria dell’anello nel 1983. Due anni prima l’ala piccola di Philadelphia era riuscito a portare a casa il titolo di NBA MVP Award, quale miglior giocatore della lega professionista.

Durante le sue prime partite in NBA, Erving giocò in maniera più anonima limitando le azioni individuali e mettendosi al servizio dei compagni. Anche in seguito, quando tornò ad esibire con più frequenza le sue funamboliche azioni personali, fu sempre fedele al concetto del gioco di squadra.

Nel 1977, anno di esordio n NBA, Julius fece la prima delle sue 11 apparizioni consecutive all’NBA All-Star Game. Nell’occasione segnò 30 punti e prese 12 rimbalzi, venendo nominato MVP dell’incontro. Quell’anno spinse la squadra alla finale per il titolo assoluto, perso contro i Portland Trail Blazers. I dirigenti dei Sixers, constatato il suo valore, potenziarono la squadra. Le stagioni successive videro sia la conferma di Erving come uno dei migliori giocatori del torneo, sia un buon progresso tecnico della squadra, che si attestò stabilmente nelle prime posizioni sfiorando nuovamente il titolo assoluto nel 1980, battuti nella serie finale dai Los Angeles Lakers di Magic.

La sua migliore stagione fu il 1980-1981, quando gli venne assegnato il titolo di MVP del torneo, ma la squadra si arrese ai Boston Celtics di Larry Bird, Larry_Bird_vs_Julius_Erving_marcaturanella settima partita delle finali della Eastern Conference.

Il Dottore davvero non immaginava la piega che avrebbe preso l’epica serie con i Celtics,  7 gare dense di sudore e  fatica. La sua rivalità sportiva con il campione dei Boston Celtics è stata addirittura celebrata con il videogioco One on One: Dr J vs Larry Bird, pubblicato dalla Electronic Art nel 1983.One-on-One-PC-Booter-Front-Cover

Certo, Boston era una ottima squadra all’epoca, aveva fatto lo stesso  impressionante 62-20 di ‘Phila’ durante la regular season , e poteva vantare  grandissimi giocatori quali McHale e Parish, ed il rookie dell’anno della  stagione precedente, un biondino di 2 metri e poco più con degli ottimi  fondamentali, spocchioso e con un tiro letale dalla lunga distanza con il numero  33 sulla maglia, un certo Larry Bird.

Tuttavia, per ‘Dr J’, la  squadra verde di Boston anche se era stata in grado di sbarazzarsi dei Bulls con  un semplice 4-0, era considerata un ostacolo da poco, che lui ed i suoi Sixers  potevano con pochi problemi scavalcare per poi concentrarsi nella lotta al  titolo. Infatti, i Sixers nella gara inaugurale della serie travolsero i Celtics  a Boston manifestando tutta la loro superiorità atletica e fisica ed imponendo  con assoluta forza il proprio gioco fatto di dinamismo ed eleganza. La serie si  attestò velocemente sul 3-1 in favore della squadra di Erving, che sembrava di un  altro livello rispetto alla squadra di Boston che più volte durante le 4 partite  iniziali della serie si era trovata sulle gambe e a litigare col ferro, seppur  in grado di vincere gara 3.

Nella partita cruciale della serie Boston si rifiutò di capitolare, ed  alzando la testa in uno dei più epici ‘come back’ dei playoff NBA riuscì a  vincere gara 5 per 111 a 109. Stesso discorso fu per gara 6 incui Boston dopo  essere andata sotto riuscì nuovamente a vincere, riportando la serie e la  partita finale in casa.

In un Garden tellurico ed entusiasta i Celtics in gara 7 con  4 minuti o più da giocare alla fine del match e della serie sono nuovamente  sotto, e sembra che per loro il paradiso possa attendere.

Ma Phila sbaglia ben oltre lo sbagliabile ed i Celtics con  un altro epico ed eroico acuto riescono a pareggiare il punteggio. Poi è storia.  Cestistica. Ma sempre storia. Bird cattura un rimbalzo sull’ennesimo attacco  sbagliato dei Sixers, s’invola, prende la sospensione e con un tiro semplice  appoggiando al tabellone manda la sua squadra sopra di due punti, facendo  sembrare naturale quel che manderebbe in crisi di nervi molti giocatori  contemporanei. La serie è le finali sono dei Boston Celtics e la leggenda di  Bird è già iniziata.

Qualche anno dopo Bird ed Erving saranno espulsi nel terzo  quarto di un match per una rissa che lo spocchioso Bird aveva provocato, ed un  frustrato Erving iniziato… era il il 9 novembre 1984, Bird fu espulso assieme ad Erving dopo una zuffa sul parquet.

larry-bird-300x238Al momento dell’espulsione, Bird aveva realizzato 42 punti ed Erving solo 6. Durante la partita Bird, ogni volta che segnava, gli ricordava il punteggio di tutti e due. Ne venne fuori un confronto, seguito da uno scambio di colpi, ed infine il tutto degenerò in una rissa collettiva da parte delle panchine avversarie.

Anche nel 1981-1982 i Sixers fecero una grande stagione ma furono nuovamente sconfitti dai Lakers in gara 6 della serie finale dei Playoffs.

La dirigenza colmò l’inferiorità della squadra ai rimbalzi ingaggiando il prestigioso centro Moses Malone ed il titolo, l’unico vinto da Erving, giunse meritatamente nella stagione 1982-1983.

Le finali dei Playoffs furono a senso unico, con la vendetta dei Sixers sui Lakers per 4-0.

Laureatosi campione a 33 anni, Erving nelle stagioni successive subì un calo fisico a cui sopperì basando il suo gioco sull’intelligenza anziché sulla potenza fisica. Il suo declino corrispose a quello della squadra, che perse le posizioni di testa della lega e non avrebbe mai più vinto il titolo. Si ritirò alla fine della stagione 1986-1987 e partecipò con la squadra alla propria tournée di addio, alla quale accorsero ovunque spettatori appassionati per rendergli omaggio.

Al suo ritiro, Erving figurava nella top ten dei marcatori della lega di tutti i tempi (al momento del ritiro, 2ª posizione assoluta), in quella dei tiri dal campo realizzati (3°), dei tiri dal campo tentati (5°) e delle palle rubate (1°).

Nella classifica combinata NBA/ABA di tutti i tempi dei marcatori , Erving si piazza al sesto posto con 30.026 punti, preceduto da Kareem Abdul-Jabbar, Karl Malone, Michael Jordan, Kobe Bryant e Wilt Chamberlain . Nonostante i pochi anni passati a calcare i parquet dell’NBA, le sue medie furono sempre alte (22 punti a partita, 6,7 rimbalzi, 3,9 assist, 1,8 recuperi ed 1,5 stoppate). Ancora numeri: è stato inserito per ben cinque volte nel miglior quintetto dell’anno, è stato convocato per 11 volte nell’All Star Game, risultando l’MVP in due occasioni (’76-’77 e ’82-’83).

Nel 1996 è stato incluso dalla NBA nella lista dei 50 giocatori più forti di tutti i tempi, ed è uno dei membri della Basketball Hall of Fame. I Philadelphia 76ers hanno ritirato il suo numero di maglia, il 6. Anche la franchigia dei Nets, gli odierni Brooklyn Nets, hanno ritirato la maglietta numero 32, che Erving indossava nella sua esperienza newyorkese.

Semmai vi capitasse di fare un salto a Philadelphia, al Wells Fargo Center dove i 76ers giocano le partite casalinghe, provate ad alzare lo sguardo verso il tetto e come di consueto vedrete i gagliardetti con i titoli di Conference, i titoli e i numeri ritirati. Soffermatevi sugli ultimi; tra i vari nomi che hanno segnato la storia della città dell’amore fraterno come Wilt Chamberlain, Billy Cunningham e Charles Barkley ce n’è un altro, con la casacca numero 6, proprio quella del Dottore…