Il giocatore non ha di certo bisogno di presentazioni. 203 cm per 101 kg, atletismo pazzesco, grande penetratore e tiratore, nonostante una lunga serie di sfortunati infortuni che ne hanno segnato la carriera,  a lungo è stato considerato uno dei migliori giocatori dell’intera lega. Secondo molti è  l’autore della più grande prestazione individuale di sempre: 13 punti in 35 secondi quando vestiva la maglia dei Rockets.

Spesso il basket ci regala episodi unici nei quali è possibile superare i limiti imposti dall’umana essenza. E così può accadere che alcuni giocatori si rendano protagonisti di attimi di pura onnipotenza, dove tutto gli risulta possibile, dove nessuno si può frapporre tra loro e il canestro. Ed in questo modo le loro prestazioni si ergono a qualcosa di leggendario, indimenticabile, unico. I 100 punti di Wilt Chamberlain, le 6 triple nel primo tempo di Michael Jordan, gli 81 punti di Kobe Bryant e anche, appunto, i 13 punti in 35 secondi di McGrady, fanno parte di un ristretto gruppo di prestazioni sportive che rimarranno scolpite in eterno nel cuore di noi malati di basket.

Siamo nel dicembre del 2004, la partita è Houston Rockets – San Antonio Spurs, due squadre eliminate dai Lakers nei Playoffs della stagione precedente.

Gli Spurs, a dir la verità, hanno vinto un titolo poco più di un anno prima, nel 2003. La squadra allenata da Gregg Popovich si è garantita un futuro roseo aggiungendo Tim Duncan. In più, con scelte non di certo tra le più alte, i texani si sono assicurati due giocatori semi-sconosciuti provenienti dall’Europa: Tony Parker (29° scelta del Draft 2001, dietro ad altri piccoli quali Joseph Forte, scelto dai Celtics di Red Auerbach, Raul Lopez e Jamaal Tinsley) e Manu Ginobili (57° scelta del Draft 1999). Robinson si è ritirato nel 2003 dopo il suo secondo titolo NBA ed è stato sostituito sotto canestro da Rasho Nesterovic. L’altro elemento dello starting five è un difensore tra i più tenaci degli ultimi anni, l’ala piccola Bruce Bowen, spesso criticato per la sua attitudine a giocare sporco. I Rockets, invece, hanno perso tutti gli elementi con cui hanno vinto due titoli NBA ormai quasi dieci anni prima. La costruzione della squadra sul trio Francis, Mobley e Taylor non ha portato ai successi sperati e, con la prima scelta nel Draft 2002, a Houston è arrivato il centro cinese Yao Ming. Nell’estate del 2004 hanno lasciato i Rockets sia Cuttino Mobley sia Steve Francis, entrambi in direzione Orlando in uno scambio che ha portato in Texas il folgorante Tracy McGrady, reduce da due stagioni a livelli altissimi (32.1ppg nel 2002/2003 e 28ppg nel 2003/2004).tracy_mcgrady4

La cornice è quella del Toyota Center di Houston, dove giungono i San Antonio Spurs in piena forma: sono 16-4 in stagione, mentre i Rockets di Yao e T-Mac faticano ad ingranare (8-11).

In quintetto per Houston partono Bob Sura, Tracy McGrady, Ryan Bowen, Juwan Howard e Yao Ming; per gli Spurs invece Tony Parker, Manu Ginobili, Bruce Bowen, Tim Duncan e Rasho Nesterovic. La partita si apre con un sostanziale equilibrio tra le due squadre; gli Spurs ci provano soprattutto dall’arco dei tre punti e vanno a segno con Parker e Ginobili. L’uomo più in forma per i Rockets sembra essere Juwan Howard, autore di cinque punti nei primi otto minuti. Si continua su punteggi bassi, con Houston che mette in piedi un mini-parziale grazie a due liberi di Mutombo e ad un canestro di Andre Barrett (15-10). Una tripla di Tracy McGrady regala ai padroni di casa il 18-12 di fine primo quarto.

Taylor e McGrady aprono il secondo quarto con i due canestri che regalano il +10 ai Rockets, ma per Houston comincia il blackout. Due canestri di Duncan e due di Ginobili (uno dei quali da tre), con Yao che riesce a rispondere dopo tre minuti di carestia; Ginobili, tuttavia, pareggia con un’altra tripla (24-24). Yao comincia a premere sull’acceleratore, con altri 8 punti e l’assist per una schiacciata di Maurice Taylor. 38-34 all’intervallo lungo. È sempre Yao a trovare il canestro in apertura di terzo quarto, ma dall’altra parte Duncan è ispiratissimo: sei punti consecutivi (44-40). Il duello continua tra i due lunghi: canestro di Yao, canestro di Duncan, due liberi di Yao, canestro e fallo di Duncan con libero a segno e 1/2 di Duncan dalla lunetta. McGrady e una tripla di Bowen mettono fine all’egemonia del cinese e del caraibico. San Antonio firma il sorpasso con due canestri di Devin Brown e si avvia all’ultimo quarto in vantaggio 54-58.

12 punti per Duncan nel terzo quarto, mentre Yao ne ha segnati 16 in 12’ a cavallo tra secondo e terzo quarto. McGrady pareggia subito con due jumper consecutivi, ma le mani dei tiratori sono congelate. A metà quarto il parziale è 6-6. Tim Duncan segna col fallo e Devin Brown mette a segno un altro canestro per il 62-71 Spurs con 3’ 30” sul cronometro. Duncan fa 1/2 dalla lunetta e la partita, sul 64-74 al 47’, sembra finita. McGrady penetra, ma sbaglia e Yao schiaccia a rimbalzo; Parker consegna la palla nelle mani di Padgett che schiaccia a sua volta (68-74). Devin Brown fa 2/2 dalla lunetta, mentre McGrady dall’altra parte realizza dall’arco.mac3_display_image Torna in lunetta Brown per un altro 2/2, ma McGrady non vuole proprio perdere la partita e segna da tre, subendo anche il fallo di Duncan; sette punti in undici secondi sembra già un dato incredibile, ma non è finita (75-78). Duncan fa 2/2 dalla lunetta in un momento caldissimo; timeout Rockets. Barrett rischia di gettare al vento la rimessa, ma trova McGrady in extremis, il quale palleggia, si arresta e tira da tre, con anche un po’ di contatto da parte di Bowen: ovviamente solo rete, ma niente fallo.

Mancano 11”, la palla viene recapitata a Devin Brown che deve solo aspettare e subire fallo, ma il ragazzo ha giocato una gran partita (20 punti) e vuole strafare, si gira e prova a partire in palleggio, ma cade e gli sfugge il pallone, che finisce proprio nelle mani di Tracy McGrady; Brown dirà a fine partita di aver subito una spinta, anche se le immagini sembrano dargli il torto. tracy-mcgrady-2004

Il finale, a questo punto, è già scritto: T-Mac si divora il campo e, con 2” da giocare, segna un’altra tripla incredibile. La preghiera di Parker finisce corta e Houston vince 81-80, con McGrady che segna 13 punti negli ultimi ma 35”, che diventano quindi 33” se si tolgono gli ultimi due di gara, impiegati da Parker per il suo tiro da metà campo. Come disse Buffa durante la telecronaca di quell’incredibile partita: Do you believe in miracles?

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