Allen Iverson, the answer. Per gli italiani, la risposta. Un giocatore capace di andare contro tutto e tutti, contro chi gli diceva che non ce l’avrebbe fatta, lui, 1.83 m per poco più di 80 KG, in un mondo di giganti. E invece, nonostante un background difficile da superare, Allen Iverson ha dimostrato a tutto il mondo cosa era in grado di fare, raggiungendo eccellenti risultati personali e, soprattutto, in un contesto creato su misura per lui, come i Philadelphia 76ers del 2001, anche risultati di squadra.

Stagione 200o/2001, i 76ers chiudono 56-26, migliori ad est, Iverson mvp della Nba, succede a Shaquille O’Neal, mvp l’anno precedente. The Answer è in missione, chiuderà la stagione con 31.1 punti, 4.6 assist e 3.8 rimbalzi, e la sensazione che, per la prima volta, Iverson sia veramente a disposizione del proprio coach, quel Larry Brown con la sua filosofia apparentemente antitetica rispetto al gioco di Iverson, ovvero il  “play the right way”.

Quando a Philadelphia capiscono che si può fare sul serio, si scambia Toni Kukoc per arrivare a Dikembe Mutombo, unico centro in grado di provare a contrastare difensivamente Shaq, almeno così si pensava all’epoca. Nei playoff, fuori prima i Raptors di Vince Carter, Antonio Davis e Charles Oakley, poi i Bucks di “Big Dog” Glenn Robinson, Sam Cassell e Ray Allen, entrambe le serie concluse 4-3, con i Raptors ad un tiro dal successo. Ma i 76ers erano in missione per raggiungere la finale. Avversari i Los Angeles Lakers di un O’Neal imbattibile, incontenibile, devastante, con un Bryant 23enne in forte ascesa.

Gara 1. Staples Center. I 76ers espugnano Los Angeles 107 – 101 dopo un tempo supplementare. Allen Iverson, in 52 minuti, segna 48 punti con 5 rimbalzi, 6 assist e 5 recuperi. I Lakers le provano tutte, prima Fisher, poi Fox, poi Tyrone Lue, rookie piazzato su di lui esclusivamente per motivi difensivi. Tutto inutile. Quella sera The Answer era in missione.

Quella notte, proprio con Lue a provarle tutte per fermarlo, Iverson,  stramarcato, nell’angolo destro rispetto al canestro, esegue un cross over, poi in step back, mano in faccia, ciuff, canestro impossibile, Tyron Lue a terra, Iverson lo scansa saltandolo con un piccolo “jump”, con un atteggiamento del corpo che stava a dire ” questa sera non potete fermarmi neanche se mi sparate”.  Momento indimenticabile del basket, un uomo con un fisico nella media che distruggeva una delle squadre più forti di tutti i tempi, squadra che poi vincerà tre titoli consecutivi. Unbelievable!

Quella resterà l’unica vittoria dei Sixers nella serie. Iverson chiuderà con 35.6 punti, 5.6 rimbalzi, 3.8 assist. Mutombo aggiungerà 16.8 punti e 12.2 rimbalzi. Ma a quei tempi Shaquille O’Neal era pressochè incontenibile, per lui alla fine sarà titolo di mvp delle Nba Finals, con 33 punti, 15.8 rimbalzi e 4.8 assist di media, cui si aggiungeranno i 24.6 punti, 7.8 rimbalzi e  5.8 assist di un giovane Kobe. Ma questa è decisamente un’altra storia. Adesso siam qui per celebrare Allen Iverson nel più classico dei losing effort!