MIAMI HEAT – TORONTO RAPTORS 108 – 91
Nella storia della Nba solo una squadra, i Lakers del 1971/72, hanno vinto più partite consecutive (33) degli attuali Miami Heat, la cui striscia tocca nel matinee di Toronto i 22 successi di fila, eguagliando i Rockets 2007/08: lunedì i campioni in carica giocano a Boston, dove cinque anni fa si interruppe la striscia di Houston. Intanto sono tornati in casa dei Raptors, dove la serie era cominciata il 3 febbraio, toccando anche la decima affermazione consecutiva in trasferta. Inutile dire che Miami (51-14) consolida così il miglior record della lega. Senza Andrea Bargnani fino al termine della stagione, i canadesi (26-40) avevano saputo rientrare da una partita sempre di rincorsa fino al 77 pari a 11′ dalla fine sulle spalle di Gay nel momento in cui ad affiancarlo c’è stata una fiammata di DeRozan, per un break di 14-2 con metà dei titolari Heat in panchina sul finire del terzo quarto. Nell’ultimo quarto Miami tiene Toronto a un solo canestro in otto minuti, costruendo il 28-4 della fuga spietata fino al definitivo 108 – 91 finale.
Il migliore degli Heat è ancora uno scintillante Wade da 25.2 punti di media nelle ultime 13 partite sfiorando il 60% al tiro, mentre alla tripla doppia di LeBron James non si fa neanche più caso (22 punti senza spingere, 12 rimbalzi e 8 assist). Alla quarta partita da ex sul campo che fu suo, Bosh resta sotto i 27.7 punti di media dei tre precedenti ma gioca una gara di indubbia pulizia (5/7 da due, 2/3 da tre) in un contesto incredibile da 29/45 da due e 10/22 da tre di squadra per gli Heat, che ringraziano anche Battier, pure autore di soli 6 punti. Reduci da tre successi nelle precedenti cinque gare, ai Raptors non basta chiudere con 27 tiri dal campo in più rispetto a Miami (che pure va molto di più in lunetta), buttando via la superiorità nel numero dei possessi costruita a rimbalzo (24 rimbalzi d’attacco: 8 di Johnson, 5 di Valanciunas e 4 di Gay) con un misero 2/20 da tre punti, con gli unici due gol da oltre l’arco segnati da Gay. ( James 22p, 12r, 8a; Wade 24p, 9a; Bosh 18p; Allen 20p; Gay 27p, 8r; Johnson 18p, 18r; Valanciunas 18p, 7r).
NEW YORK KNICKS – LOS ANGELES CLIPPERS 80 – 93
Da una parte Chris Paul è trascinante, dall’altra JR Smith – l’ultima stella rimasta a un roster decimato dalle assenze – chiude con un 4/20 al tiro che è il simbolo del periodo dei Knicks. Il risultato è una boccata d’ossigeno per i Clippers (46-21), dopo che le sconfitte con Thunder, Nuggets e Grizzlies in un terribile frangente di calendario avevano messo in discussione il terzo posto a Ovest, respingendo così per ora l’assalto di Denver e Memphis. La prosecuzione di un incubo per New York (38-26), che attende di poter finalmente chiudere domani a Salt Lake City questo tremendo giro di cinque trasferte a Ovest che l’ha vista sempre soccombere, e con uno scarto complessivo di 80 punti, nelle quattro gare fin qui disputate. Ma oltre alle partite, i Knicks (quinta sconfitta in sette gare, ormai a portata di riaggancio di Brooklyn per il terzo posto a Est) hanno perso le loro stelle: oltre a Stoudemire fuori per sei settimane per l’intervento al ginocchio, sono ancora senza Carmelo Anthony (alla quinta assenza nelle ultime otto gare) dopo essersi fatto aspirare il versamento al ginocchio infortunato, e senza Tyson Chandler, finito k.o. mercoledì a Denver per una botta ancora al ginocchio. Ritrovato Butler dall’infortunio al gomito sinistro, ma non ancora Bledsoe dal problema al polpaccio sinistro, i Clippers non hanno ancora recuperato la profondità dei giorni migliori ma sono comunque “troppi” per questi Knicks senza l’intero frontcourt titolare e i loro circa 50 punti complessivi di media a partita. Contro New York in queste condizioni, i californiani non hanno grossi problemi a risolvere quello che era stato il loro problema nel recente periodo di sofferenza, la difesa, sempre pagato caro negli scontri diretti con le big degli ultimi due mesi. I Knicks chiudono infatti col 30.9% da due (17/55), particolarmente avvilente se confrontato al 55.3% casalingo (26/47) e rafforzato dagli extrapossessi concessi ai californiani coi rimbalzi d’attacco di Griffin e Jordan. New York raccoglie poco intorno al 12/26 da tre punti, con tre triple a testa per Copeland, Kidd e Novak. I padroni di casa mettono la testa avanti a metà secondo quarto, ma è solo al ritorno della riposo che scappano sul 60-44 con un break di 16-3 costruito tenendo gli ospiti a un solo canestro in cinque minuti. I Clippers toccheranno anche il 73-52 a un minuto dalla fine del terzo periodo, superate indenni le tre triple in fila di Kidd e successivamente non scalfito oltre il -12 dai canestri dalla lunga distanza di Copeland e Smith. New York tornerà al massimo su un velleitario -9 negli ultimi due minuti. Ma già dalla prossima partita potrebbe riabbracciare Anthony.
( Felton 16p, 9a; Smith 17p, 6r; Griffin 12p, 12r; Paul 20p, 8a).
OKLAHOMA CITY THUNDER – DALLAS MAVERICKS 107 – 101
La coppia perfetta. Con 31 punti nei primi tre quarti di Russell Westbrook e 19 nell’ultimo periodo di Kevin Durant, Oklahoma City (50-17) passa nel finale a Dallas (31-35) e centra l’ottava vittoria nelle ultime 9 partite. I Thunder però soffrono per piegare i Mavs, decimi a Ovest e sempre più lontani dai playoff: serve un 6-0, costruito su una difesa improvvisamente granitica (splendida la stoppata di Durant su Mike James a 15” dalla fine, con gli ospiti avanti 103-101) e i canestri di Westbrook, Sefolosha (appena il secondo tiro a bersaglio della sua partita) e KD. Oltre alla sconfitta, Dallas deve fare i conti anche con il brutto infortunio di Beaubois, che nel secondo quarto si rompe l’indice della mano sinistra e dovrà fermarsi a tempo indeterminato. Match equilibrato, con il divario tra i due team che non supera mai i 7 punti. Westbrook e Ibaka sono a lungo le uniche armi offensive dei Thunder, con Dallas che raddoppia sempre su Durant e lo manda fuori fase (12 punti con 3/8 al tiro alla terza sirena). Il miglior realizzatore delle ultime tre stagioni si rimette in moto all’improvviso nell’ultimo quarto, ma i suoi 17 punti in meno di 8‘ non bastano per la fuga di Oklahoma. I Mavs sono lì, incollati, e agganciano sul 101 pari con due liberi di Nowitzki a 1’20” dalla fine. Poi Westbrook dalla media avvia l’allungo di Oklahoma, Dallas va a sbattere contro la difesa ospite e deve inchinarsi. ( Durant 31p, 9r; Ibaka 18p, 16r; Westbrook 35p, 6r, 6a; Nowitzki 23p, 7r; Carter 12p; Kaman 18p).
SACRAMENTO KINGS – LOS ANGELES LAKERS 102 – 113
Senza il loro miglior solista, i Lakers si riscoprono una squadra. Los Angeles (36-32), priva per la prima volta in stagione di Kobe Bryant (alla distorsione alla caviglia sinistra si aggiunge anche l’influenza), liquida Sacramento (23-44) con 6 dei 7 uomini impiegati che chiudono in doppia cifra, il 57% dal campo con 12/23 da tre e 28 assist sui 41 tiri a bersaglio. È la sesta vittoria nelle ultime 7 partite per gli uomini di Mike D’Antoni, ora ottavi a Ovest con una gara di vantaggio su Utah e mezza di ritardo da Houston. Contro Sacramento l’unico Laker a steccare è Jodie Meeks, il rimpiazzo di Kobe in quintetto che chiude con 2/6 al tiro. Jamison chiude con la miglior gara dal 30 novembre, Nash e Blake insieme confezionano 35 punti e 20 assist, World Peace rende meno perfetta con l’1/4 dell’ultimo quarto una prestazione da incorniciare e Howard fa male a Sacramento in attacco nel primo tempo (12 punti) e diventa un muro nel secondo (4 stoppate, 6 rimbalzi difensivi) contribuendo a tenere i Kings al 39,6% al tiro. I Lakers partono bene senza Kobe, con Nash e Howard partner indissolubili del pick-and-roll e Jamison che da subito un contributo importante dalla panchina. I gialloviola, dopo aver chiuso il primo quarto avanti 33-27 tirando col 59%, si spingono fino al 41-31 firmato Meeks a 9’20” dal riposo. Sacramento però cambia marcia, e appoggiata ai punti di Patterson e Thomas riacciuffa i Lakers sul 56 pari all’intervallo. Il play dei Kings continua a mordere anche nella ripresa e con 8 punti di fila porta i suoi avanti 68-63 a 8’26” dalla terza sirena, ma i Lakers raddrizzano subito la situazione e fine parziale sono avanti 86-76. Sacramento sprofonda sotto 90-78 in avvio di ultimo quarto, ma con un 10-0 ispirato da Thornton mette paura ai padroni di casa riportandosi fino a -2. I Kings però non hanno fatto i conti con Steve&Steve, alias Nash e Blake, autori dei primi 8 punti nel 11-0 (gli altri 3 sono di Jamison) con cui i Lakers imbastiscono la fuga buona. Se il rientro di Gasol è rinviato (il piede destro che lo tiene fermo da febbraio è tornato a dargli fastidio, farà ulteriori esami martedì). Kobe potrebbe tornare contro Phoenix, ma D’Antoni non ha intenzione di mettergli fretta. “Spetta a lui decidere – ha detto il coach -. Ma non c’è nessuna urgenza”. Se questi sono i Lakers senza di lui, Kobe può recuperare con calma. ( Patterson 22p, 5r; Thomas 26p, 6a; World Peace 22p; Howard 12p, 17r; Nash 19p, 12a; Jamison 27p, 9r).
ALTRI RISULTATI DELLA NOTTE:
ATLANTA HAWKS – BROOKLYN NETS 105 – 93
( Smith 21p, 7r; Horford 22p, 11r; Teague 11p, 15r; Evans 14p, 22r; Johnson 18p; Williams 18p, 8a).
ORLANDO MAGIC – MILWAUKEE BUCKS 109 – 115
( Harkless 23p, 9r; Vucevic 20p, 15r; Afflalo 24p; Ilyasova 20p, 11r; Ellis 39p, 6r, 5a; Jennings 15p, 14a).
GOLDEN STATE WARRIORS – HOUSTON ROCKETS 108 – 78
( Bogut 12p, 12r; Thompson 26p; Curry 29p, 11a; Harden 21p, 10r, 8a; Lin 21p).
NEW ORLEANS HORNETS – MINNESOTA TIMBERWOLVES 95 – 97
( Davis 17p, 9r; Lopez 20p, 11r; Vasquez 24p, 7r; Williams 28p, 7r; Pekovic 13p, 6r; Rubio 16p, 6a).