Qual è il primo e più banale aggettivo che viene alla mente se si tenta di immaginare il prototipo di un giocatore di pallacanestro?

Probabilmente un semplicissimo “alto”.

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Manute Bol e Muggsy Bogues

Beh, è ovvio che se i tuoi genitori sono due ex giocatori della nazionale cinese entrambi abbondantemente sopra la media nazionale di altezza, se a 10 anni misuri 165 cm e i dottori che ti esaminano ritengono che finirai per superare i 220, insomma se ti chiami Yao Ming, non è difficile quantomeno immaginare che sport finirai per praticare.

Ma, anche senza volere arrivare a questi casi estremi, di certo qualche cm in più è sempre accolto con soddisfazione nel mondo cestistico.

Nonostante ciò c’è chi è riuscito a diventare icona della pallacanestro nonostante un’altezza nella media o, in alcuni casi, abbondantemente inferiore alla stessa, e tra questi c’è chi è riuscito a farlo nel campionato più difficile del mondo, la NBA.

In questo articolo, analizzandoli ovviamente in ordine rigorosamente decrescente, parliamo proprio di 5 di loro e della loro capacità di scrivere pagine della storia dello sport dei giganti.

5. Nate Robinson (175 cm)  Nate Robinson

Nate Robinson, unico atleta tuttora in attività del particolare quintetto in discussione (considerata l’attuale non tesseramento di Boykins, di cui si parlerà in seguito), vanta un record che sarebbe già ragguardevole in quanto tale ma che diventa incredibile se lo si ricollega ad uno dei giocatori più bassi della storia della NBA, essendo il primo e solo ad aver vinto per ben 3 volte (2006, 2009 e 2010) l’NBA Slam Dunk Contest, ossia la famosa gara di schiacciate dell’All Star Weekend; Michael Jordan, per dirne uno a caso, l’ha vinta due volte.

E probabilmente quando si pensa a Nate lo si ricollega proprio alla famosa schiacciata che gli valse la vittoria della competizione nel 2009, quando saltò letteralmente i 211 cm di Dwight Howard, vincitore dell’edizione precedente.

Ma c’è ovviamente molto di più: dopo una valente carriera di college con i Washington Huskies, Nate è selezionato dai Phoenix Suns al Draft 2005 (21esima pick).

Immediatamente oggetto di trade con i Knicks, proprio a New York, dove militerà fino al 2010, scrive le pagine (ad oggi) più importanti della sua carriera NBA, con 3897 punti e 862 assist in 312 partite (nella sua stagione migliore, la 2008/09, le statistiche segnano 74 presenze con 17.2 PPG e 4.1 APG).

Attualmente tesserato con i Chicago Bulls cui giunge all’inizio della stagione 2012/2013, negli ultimi anni ha fatto brevemente parte dei Boston Celtics (81 presenze, poco meno di 7 PPG e 2 APG), degli Oklahoma City Thunder (appena 4 presenze) e dei Golden State Warriors (51 presenze, 11.2 PPG e 4.5 APG).

4. Calvin Murphy (175 cm) Calvin Murphy

Calvin Murphy, che come Nate Robinson misura 175 cm e che di Nate potrebbe quasi essere il nonno, ha vissuto tutt’altra NBA.

Dopo gli esordi alla Niagara University (77 partite, 33.1 PPG), viene selezionato dai San Diego Rockets al Draft 1970 (18esima pick).

Resterà legato al marchio “Rockets” per la sua intera carriera, seguendo la franchigia da San Diego a Houston e militandovi dal 1970 al 1983, con delle statistiche complessive in carriera di 17.9 PPG, 2.1 RPG e 4.4 APG distribuiti in 1002 incontri, e la sua maglia (n.23) sarà ritirata dalla società.

Conosciuto come uno dei migliori tiratori di sempre dalla lunetta (206 canestri su 215 tentativi nella stagione 1980/1981) è il cestista più basso ad aver avuto l’onore di essere inserito nella Naismith Memorial Basketball Hall of Fame.

Nota di colore: E’ padre di 14 figli di 9 madri diverse (dato da ritenersi, per sicurezza, in costante aggiornamento); in buona sostanza, fare centro come missione di vita, fuori e dentro il campo…

3. Anthony “Spud” Webb (170 cm) Spud Webb

Cinque centimetri sotto Robinson e Murphy è il turno di Spud Webb, che come Robinson vanta un record difficilmente comprensibile secondo le leggi naturali, avendo vinto l’NBA Slam Dunk Contest del 1986 davanti ai vari D. Wilkins (203 cm), Stansbury (196 cm), G. Wilkins (198 cm), Kersey (201 cm), Pressey (196 cm), Hinson (206 cm) e Tyler (201 cm).

Dopo un difficile inserimento (ovviamente, a causa della statura) nel mondo del college basketball, troverà una opportunità con il Midland College, che porterà alla vittoria del titolo nazionale nel 1982 guadagnandosi di conseguenza le prime attenzioni dal mondo del basket NBA.

Dopo il passaggio alla North Carolina State University, sarà selezionato dai Detroit Pistons al Draft 1985 (87esima pick) e immediatamente trasferito agli Atlanta Hawks dove militerà fino alla stagione 1990/1991 con 432 presenze ed una media di 7.8 PPG.

Successivamente vestirà le maglie dei Sacramento Kings (dal ’91 al ’95, 301 presenze e 7.1 PPG), ancora Atlanta Hawks (parte della stagione 1995/96, 51 presenze e 5.9 PPG), Minnesota Timberwolves (la restante parte della stagione 1995/96, 26 presenze e 9.3 PPG), e Orlando Magic (appena 4 presenza durante la stagione 1997/98).

Complessivamente, al termine della sua carriera le sue statistiche segneranno 9.9 PPG, 2.1 RPG e 5.3 APG.

Da segnalare un non particolarmente entusiasmante passaggio nel massimo campionato italiano con la maglia della Scaligera Verona durante la stagione 1996/97.

2. Earl Boykins (165 cm) Earl Boykins

Abbondantemente sotto la soglia psicologica dei 170 cm è il turno di uno dei più caratteristici e noti volti della NBA degli ultimi anni: Earl Boykins, il secondo giocatore più basso (nonché, con i suoi 61kg, il giocatore più leggero in assoluto) della storia della pallacanestro professionistica americana.

Non è semplice seguire la carriera di Boykins, attualmente free agent: mai oggetto di draft, ha spesso sottoscritto contratti anche a breve termine e anche per questo nei suoi 14 anni di carriera ha vestito ben 12 maglie, tra le quali quelle di ben 10 diverse squadre NBA.

Earl, dopo l’esperienza alla Eastern Michigan University, fa il suo ingresso nel mondo del professionismo durante la stagione 1998/1999, con una breve presenza in CBA ai Rockford Lightning.

Ma la stagione in questione sarà anche quella del suo esordio NBA, in quanto vestirà la maglia dei New Jersey Nets (5 presenze, 4.2 PPG e 1.2 APG) e dei Cleveland Cavaliers (17 presenze, 2.6 PPG e 1.6 APG).

Vestirà due diverse maglie anche durante la stagione 1999/2000 (inframezzate da un breve ritorno ai Rockford Lightning): Orlando Magic (1 sola presenza, 6 punti e 3 assist) e di nuovo Cleveland Cavaliers (25 presenze, 5.3 PPG e 1.8 APG), per poi passare due stagioni ai Los Angeles Clippers (78 presenze, 4.5 PPG e 2.5 APG) e una ai Golden State Warriors (68 presenze, 8.8 PPG e 3.3 APG).

Troverà finalmente stabilità nelle 3 stagioni e mezzo passate con i Denver Nuggets (255 presenze con oltre 12 PPG e 4 APG; da segnalare i 32 punti con i quali, in un incontro con i Detroit Pistons dell’11/11/2004, è diventato il giocatore più basso di sempre a segnare 30 o più punti in un incontro NBA) per poi ricominciare con il flipper toccando i Milwaukee Bucks (35 presenze, 14 PPG e 4.5 APG), i Charlotte Bobcats (36 presenze, 5.1 PPG e 2.7 APG), passando per l’Italia con la Virtus Bologna (30 presenze in una stagione segnata da attriti con la proprietà, e con la Virtus che comunque vincerà l’EuroChallenge), per poi tornare nuovamente negli USA vestendo le maglie di Washington Wizards (67 presenze, 6.6 PPG e 2.6 APG), ancora Milwaukee Bucks (57 presenze, 7.2 PPG e 2.5 APG) e infine, durante la scorsa stagione, Houston Rockets (8 presenze, 4.9 PPG e 2.1 APG).

Qualora la sua carriera si fosse conclusa, vanterebbe 652 presenze in NBA con 8.9 PPG e 3.2 APG in 19.9 MPG, ma siamo certi che il buon Earl non si farà mancare qualche altra casacca da aggiungere alla sua collezione.

1. Tyrone “Muggsy” Bogues (160 cm) Muggsy

Ed eccolo infine, ultimo tra gli ultimi (ma solo in ordine di altezza) con i suoi 160 cm, colui che come e più degli atleti di cui si è parlato finora incarna il concetto che chiunque può andare oltre i limiti che la natura parrebbe imporgli, o addirittura sfruttarli a proprio vantaggio: Muggsy Bogues, il giocatore più basso della storia della NBA, il cui riassunto della carriera può tranquillamente ritrovarsi nel titolo della sua autobiografia, “In the land of giants”.

Dopo aver espresso già nei 4 anni alla Wake Forest University le sue principali doti (ottimo passatore, grande capacità di recupero palla e soprattutto atletismo e velocità), e trovando nel mentre il tempo di diventare campione del mondo nel 1986 con la nazionale USA, entrerà in NBA nel 1987, selezionato dai Washington Bullets con la 12esima pick in un Draft che vedeva protagonisti, tra gli altri, future stelle quali David Robinson, Reggie Miller e Scottie Pippen.

Disputerà solo una stagione con i Bullets (79 presenze con 5 PPG e 5.1 APG), trovandosi contemporaneamente in squadra con uno dei due giocatori più alti della storia della NBA, Manute Bol (231 cm di potenza sudanese), e l’anno successivo si trasferirà ai Charlotte Hornets, squadra in  cui troverà la propria consacrazione militando per 10 stagioni consecutive per un totale di 632 presenze, 19.768 minuti giocati, 5557 assist e 1067 palle recuperate, e diventando, insieme a giocatori del calibro di Alonzo Mourning e Larry Johnson, parte integrante di una squadra più volte ai playoff.

La sua carriera si concluderà con due stagioni ai Golden State Warriors (95 presenze, 5.4 PPG e 4.3 APG) e una stagione, la 1999/2000, ai Toronto Raptors (80 presenze, 5.1 PPG e 3.7 APG; da segnalare che giocò anche 3 partite della stagione 2000/2001 sempre a Toronto).

Farà inoltre parte, senza mai scendere in campo, dei roster dei New York Knicks e dei Dallas Mavericks, concludendo dunque la propria carriera con un complessivo di 889 presenze, 7.7 PPG, 7.6 APG e 1.5 SPG, condite da 39 fantastiche stoppate, la più famosa delle quali nel 1993 a discapito dei 213 cm di Patrick Ewing.

E’ attualmente allenatore di squadre giovanili e sì, è uno dei 5 giocatori a cui i mostri di Space Jam rubano le abilità.

Insomma, lettori sotto l’1.70, non preoccupatevi: non diventerete Muggsy Bogues, ma a pallacanestro potete giocarci di sicuro.