Daniel Hackett, playguardia di 199 cm, 26 anni è a Milano per vincere. Contratto di due anni anni, la Nba rinviata al 2015, per vincere a Milano, magari l’Eurolega. E’ andato via da Siena, passando ai nemici numero 1 della Mensana, nonostante ciò nella città del Palio lo vedono comunque come uno di loro, per quello che ha fatto, perchè è andato via solo su richiesta della società, per ripianare i bilanci. A Milano questo non è piaciuto, e ancora qualcuno mugugna, era presumibile. Daniel ci metterà poco a farsi apprezzare anche dai tifosi dell’EA7, perchè lui è uno che non molla mai, dà tutto sul parquet e, soprattutto, è forte, sa giocare a pallacanestro.

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Caludio De GAsperi – Basketinside

Arriva a Milano e il suo stat box dice 31.3 minuti, 14.5 punti, 5.6 assist e 5.2 rimbalzi, con 2 recuperi di media. Statistiche da mvp del campionato, del resto la scorsa stagione ha vinto tutto e sempre da miglior giocatore della competizione. A Milano non avrà le stesse statistiche, è ovvio, nè tantomeno lo stesso minutaggio, dovrà variare il suo gioco, probabilmente tornare un tipo di giocatore vicino a quello dello scorso anno senese, meno minuti, statistiche un pò inferiori, decisivo al 100% nei possessi finali.

Andrà ad occupare una casella importante, quella del playmaker dell’Olimpia, ancora non sappiamo se in quintetto o dalla panchina, sicuramente nel quintetto che finirà le partite. A Milano serviva proprio uno come lui, considerando che Jerrells non riusciva a mettere assieme un assist a partita in 25 minuti, roba che dal tuo playmaker titolare non puoi accettare. Con Hackett, eventualmente anche Jerrells acquisirà una sua dimensione, una sua utilità, divenendo giocatore di rottura, con contropiede e penetrazione, grazie all’accelerazione bruciante, che di certo non gli manca. Sgravato da richieste di leadership e di far giocare la squadra, potrebbe anche dare un contributo.

La leadership, invece, è questione che non graverà sulle spalle di Danny boy, anche se Milano ha già mangiato i migliori. Sarà dura, ma le sfide piacciono al talento da USC, che già ai tempi dell’università non calava la testa a nessuno, neanche se si chiamava OJ Mayo. Coach Banchi lo conosce bene, a lui chiede di guidare i compagni, chiede di plasmare i compagni con la sua grinta e aggressività, soprattutto di far girare la squadra, di smazzare anche 5-6 assist a partita ovviamente, che non guastano mai.

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Claudio De Gasperi – Basketinside

Adesso Banchi sa che non può più sbagliare, ha in squadra Hackett, Moss e Kangur, suoi scudieri senesi, ha due centri forti e complementari, Lawal e Samuels, che a breve tornerà sul parquet, due giovani ormai esplosi, Melli e Gentile, il primo formidabile e molto disciplinato, potrebbe anche divenire un nuovo Ress e, per fare un paragone importante, magari un nuovo Stonerook, con più tiro e più potenzialità offensive. In questo contesto si inserisce Langford, finora grandissimo realizzatore ma solista assoluto, dovrà integrarsi in una squadra, cosa che decisamente non è nelle sue corde. Se Banchi riuscirà a farlo cantare nel coro, aiutato finalmente da un playmaker con gli attributi, allora potranno arrivare soddisfazioni in casa milanese, se resterà soltanto uno splendido solista, saranno dolori.

Completano il roster i vari Gigli, Wallace, Chiotti, Haynes e Cerella, forse un pò troppo. Sette lunghi per due ruoli onestamente è troppo anche in considerazione del doppio impegno in Eurolega. Probabile che al ritorno di Samuels qualcosa verrà fatto per sfoltire la rosa. Probabilmente Chiotti andrà via, per giocare di più. Nel settore esterni, uno tra Haynes e Cerella dovrebbe seguire la stessa sorte. Ma questi al momento sono dettagli. Ciò che conta è che adesso riparte da zero la stagione milanese che, seppur tra mille difficoltà, è ancora pienamente in piedi, con la qualificazione alle top16 (seppur in un girone quasi impossibile) e un campionato ancora aperto. Banchi adesso ha il suo playmaker, adesso sta a lui portare l’Olimpia al vertice.

Antonio Pace