Che Danilo Gallinari fosse elemento fondamentale per la sua squadra lo avevamo capito agli scorsi playoff, anzi noi probabilmente lo sapevamo già. La post-season disastrosa dei Nuggets è servita agli addetti ai lavori USA, che comunque apprezzano Danilo, per chiarirsi definitivamente un concetto: il Gallo fa la differenza!

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E non è questione di statistiche, è questione di pallacanestro, perchè i 17 punti con 6 rimbalzi di media di Gallinari valgono più del valore di per sè contenuto nelle cifre, in quanto con il suo modo di giocare, fatto di poche forzature, di lucidità sul parquet e di visione di gioco, era un riferimento e un anello di congiunzione tra i lavoratori del team (Faried e Iguodala), i mangiapalloni (Lawson) e i folli del parquet (Mc Gee).

In questa preseason, senza Iguodala, andato via nel mercato estivo, inviato altrove anche Koufous, nonostante un Hickson in più nel motore, nonchè gli arrivi di Foye e Nate “the Great” Robinson, i Nuggets stanno stentando a dir poco, specialmente nel gioco, che nuovamente viene concentrato troppo spesso nelle mani di Ty Lawson, talento offensivo ma spesso egoista ed incapace di coinvolgere i compagni, ruolo che veniva prevalentemente esercitato dal Gallo, altruista in modo forse eccessivo per il contesto Nba.

Ciò posto, nella Mile High City attendono il Gallo con ansia e trepidazione, sanno bene che da lui passano le sorti della franchigia. Perchè con Lawson, Foye, Chandler, Faried e Mc Gee abbiamo un quintetto run&gun che può fare tranquillamente 110 punti ma prenderne 130 senza capire come, con il rischio che ogni tiro sia preso dopo il primo passaggio, e se la palla la porta avanti Lawson, pure senza quello. In più Robinson dalla panchina è garanzia di spettacolo, ma in un contesto troppo liberale diventa ingestibile, animale da spettacolo ma non produttivo.

Nello starting five inserisce Gallinari e cambia tutto! Perchè vi chiederete. Molto semplice.

Lawson, se c’è il Gallo, sa che deve dividere la leadership con un altro giocatore, e allora molla la palla più spesso e cerca di coinvolgere Danilo, il quale, se vede la palla, la usa per coinvolgere tutti gli altri. In più, Chandler diventerebbe una guardia, o sesto uomo dalla panchina capace di svariare in due ruoli ( 2 e 3) da 7 rimbalzi a partita, e magari si impegnerebbe anche in difesa. Idem per Faried, con il Gallo che apre il campo, Kenneth avrebbe molto più spazio per il pick’n roll centrale e più aiuto a rimbalzo. Infine Mc Gee, nella baraonda di un sistema run&gun rischia di diventare un comico cabarettista del parquet, con un’ organizzazione di base abbiamo un atleta formidabile. Su tutto questo, si innesterebbe la grinta di Hickson, più i vari Foye, Miller, Robinson e Mozgov.

Certo, tutto passa da Brian Shaw, sta all’allenatore creare un sistema di giochi offensivi contemporaneamente idoneo ad assicurare stabilità difensiva. Ma con certi giocatori in squadra, il rischio di passare da un sistema di transizione e contropiede, organizzato e quindi anche efficace, ad un sistema di corri e tira senza regole e senza solidità difensiva, è sempre dietro l’angolo, il passo è brevissimo. Ecco, in questo contesto, un Gallo in più ti darebbe tanto equilibrio, a prescindere dalle solite doti evidenti ai più, ovvero una ventina di punti, rimbalzi e qualche assist.

Danilo, Denver ti aspetta, l’Italia ti vuole all’All Star Game. Dajeeeeeee!!

Andrea Di Vita