Il basket ormai è diventato un mondo complesso, le regole abbondano e spesso sono poco chiare. I bei tempi dei due stranieri e basta sono finiti. Adesso per capire le regole su stranieri e sulle modalità di esecuzione dei vari campionati ci vorrebbe un master in diritto amministrativo dello sport. Cerchiamo di fare chiarezza.

All’epoca dei due stranieri, ad inizio anni novanta, arrivò la prima ondata di argentini di origine italiana, subito naturalizzati ed arruolati. Sconochini su tutti, poi i vari Rifatti, Reale, fino ad arrivare ai Ginobili, Mazzarino e Fajardo. Ben presto la situazione divenne incontrollabile, specialmente nelle minors, così, passando attraverso al concetto di italiano di formazione, siamo arrivati alla situazione attuale.

Nella stagione in corso, le società di serie A hanno potuto scegliere tra due diverse modalità di composizione del proprio team:

  • 5 stranieri + 5 italiani, di cui uno naturalizzato;
  • 3 extracomunitari, 4 comunitari e 5 italiani, di cui uno naturalizzato.

I naturalizzati che, come Rocca, hanno giocato in nazionale in una manifestazione ufficiale divengono italiani a tutti gli effetti, non più naturalizzati. Detto questo, circa un anno fa, la Lega ha introdotto la norma secondo la quale anche i naturalizzati, dotati di passaporto italiano quindi, sarebbero stati considerati alla stregua di comunitari. Seguirono le proteste di tutti i “passaportati” storici, in seguito alle quali arrivò la cosiddetta sanatoria datata Aprile 2012, che sancì la qualifica di naturalizzati per tutti i tesserati che prima di quella sanatoria avevano già il passaporto italiano. Conseguentemente, coloro che hanno acquisito o acquisiranno il passaporto italiano dopo tale data sarebbero considerati comunitari, ed andrebbero inseriti tra i 4 comunitari, non nello spot di naturalizzato disponibile tra i 5 italiani per squadra.