Per Nba.com, Ty Lawson potrebbe cominciare ad essere considerato la vera star dei Nuggets, finora definiti un grande gruppo senza una stella assoluta!

“There are some general guidelines for being an NBA superstar. Hit big shots. Make your teammates better. Play consistently at a high level. Based on his play over the  past six weeks, Denver Nuggets point guard Ty Lawson is building a good case for superstar status.With his game-winning shot (on national TV, no less) against the Oklahoma City Thunder, Lawson took another step in the process of becoming the elite player that Denver’s coaches and front-office executives have always envisioned.”

ZZZ

Tre sono le regole per essere una Nba superstar, per nba.com:

  1. Segnari i tiri importanti e decisivi;
  2. Rendere migliori i propri compagni;
  3. Giocare sempre ad alto livello.

Nel caso di Lawson, la numero 1 e la 3 sono necessariamente presenti, sulla 2, a parere di chi scrive, se ne potrebbe quantomeno discutere, diciamo che, nonostante il parere supremo di nba.com, abbiamo visto playmaker più altruisti. Resta il fatto che Ty Lawson è forte, ha gli attributi e lo dimostra sul parquet, è una star. Questo è innegabile. Fosse meno impegnato a dimostrare che lui è il numero 1 dei Nuggets, probabilmente, sarebbe ancora più forte, ma questi sono dettagli. La realtà negli States è sempre la stessa, la maggior parte dei giocatori, specialmente americani, giocano per sè e dopo per la squadra, nella migliore delle ipotesi per sè e per la squadra. In pochi giocano per la squadra, pensando che ciò che arriva per sè stessi non sia importante.

E così, dopo un lungo inseguimento, Lawson raggiunge il Gallo nella media punti (16.6), sfruttando l’infortunio di Danilo che lo ha portato da 17.4 al detto 16.6, si prende le responsabilità tanto agognate, e ottiene i riconoscimenti personali desiderati. Certo, per il Gallo, dopo un periodo in cui era lui ad essere individuato come la potenziale star del Colorado, a livello personale non sarà piacevole, ma sappiamo bene che a Danilo interessa vincere, non di certo collezionare targhe di Player of the week.

Ad ogni modo, per i Nuggets la situazione è fantastica, sono 39-22, oltre il 60%, la loro marcia continua fortissima. Il problema può essere uno solo. Le rotazioni, le poche certezze della squadra. Nonostante il sistema di coach Karl, è ovvio che a Denver le certezze siano Lawson, Gallinari e Iguodala. La crescita di Chandler e Brewer farà sì che, inevitabilmente, nei momenti finali ci sarà meno spazio per Andre Miller, il cervello della squadra, una notizia di certo non positiva, Faried spesso da “5” atipico, il Gallo da “4” atipico.

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Ma la realtà è, vedi Spurs, che in stagione regolare puoi ruotare tutti come preferisci, una volta Chandler 35, poi Brewer 27, poi magari Koufus 18 e 12 rimbalzi, può capitare, fa bene al team, ma a San Antonio sanno perfettamente che, AI PLAYOFF, superato il primo turno facilmente, salvo Lakers eventuali, già al secondo si fa sul serio veramente, e allora senza 60 punti dai big 3 ti puoi dimenticare di portare a casa la serie, Popovich in campionato li risparmia per far crescere gli altri sicuramente, ma perlopiù per averli freschi nei playoff, consapevole della loro importanza.

A Denver, sembra quasi che Karl pensi davvero di poter fare quel che fa in stagione regolare anche nei playoff. Parliamoci chiaro, se in semifinale prendi gli Spurs e parti male, poi cominci vorticosamente con le rotazioni, quelli in 5 minuti ti asfaltano, ti danno 30 punti, altro che platoon system. Una squadra necessita di panchina lunga, sicuramente, necessita di più di solide basi, le colonne portanti. In linea di massima, ai Nuggets si potrebbero individuare quei tre sopra citati, in pratica non sembra che le responsabilità siano loro assegnate espressamente, a parte a Lawson, il quale porta palla e decide in proprio se prendersi o meno tiri, giochi e tutto il resto.

Parliamo di Danilo, lui è una stella, secondo le tre regole nba.com? Beh, sicuramente i tiri decisivi li ha segnati spesso quest’anno, è innegabile, sicuramente rende migliori i compagni, è uno altruista, lotta per la squadra, è cresciuto così, l’esempio del padre, guerriero in campo, lo ha forgiato, l’unica nota negativa è che, effettivamente, Danilo non sempre gioca ad altissimo livello. Personalmente ritengo che il Gallo giri a vuoto perchè, se i Nuggets stravincono o perdono, a lui non interessa mettere insieme i numeri da statistica, e prende magari sei tiri, lasciando giocare gli altri, e questa probabilmente è la verità, viceversa in America è vista come una debolezza, perchè una superstar assoluta che fa in sequenza 22,24,27,21, alla quinta non può fare 7, e se questo capita, può accadere una volta, non varie volte nel corso della stagione. E’ lì che Danilo deve crescere, acquisire un’identità, anche “statistica”, e non scendere mai sotto quel livello, solo così, anche per i media americani, sarà visto come una superstar assoluta e non soltanto come ottimo giocatore.

Ad ogni modo, resta il fatto che avremo un Gallo ai playoff della western conference, ad altissimo livello, a lui il compito di dimostrarsi una super star!

That’s all, falks!

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