sport_basket_fortitudo_bologna_logoCominciamo con le presentazioni, sarebbe inutile affermare che questo è un articolo di mera analisi sportiva, chi scrive è evidentemente fortitudino nell’anima, anche se non bolognese.  Non me ne voglia la redazione de I giganti della pallacanestro, tanto valeva dichiararlo espressamente, da subito, si sarebbe capito comunque.

Gary_Schull

Non vi parlerò di storia, di Gary “Baron” Schull per esempio, anche se, magari, potrei farlo, perchè la sua storia la conosciamo tutti, l’uomo che, per primo, fu il simbolo dello spirito fortitudino, un guerriero in campo, l’emblema di una squadra forte ed orgogliosa, vissuta nell’ombra dei cugini virtussini, squadra d’elitè della città.

Gary Schull giocava a Bologna nel periodo in cui in città nasceva e si consolidava la Fossa dei Leoni, storico gruppo di tifosi fortitudino, in quel periodo si partiva sempre sfavoriti rispetto ai cugini ma, nonostante tutto, in campo si dava l’anima e il cuore in ogni derby, a testa altissima.

Non ve ne parlerò più approfonditamente perchè io non ero ancora nato e, sebbene abbia sentito tali racconti più e più volte, non posso riprodurli per iscritto facendo trasparire quelle emozioni che non ho vissuto.

Vi parlerò, però, della mia Fortitudo, nel suo periodo più recente e più vincente, quella che nel 1992 prese Alibegovic e si salvò, cominciando una risalita che portò al periodo d’oro fortitudino, quello dell’emiro, Giorgio Seragnoli, dei grandi nomi, delle grandi delusioni e, soprattuto, delle vittorie.  Arriva la serie A1, nel 1993, con una squadra divertente, Fumagalli, Dallamora, Aldi, Comegys, Gay e, soprattutto, Vincezino Esposito. A quei tempi, ancora bambino, chiesi perchè la Filodoro, a volte, veniva chiamata Fortitudo, sulle testate giornalistiche, ottenuta la risposta, quel nome per me diventò un simbolo.

Arrivò Djordjevic, mandato via troppo presto, a parere di chi scrive, poi Carlton Myers, nel 1995, e da lì cominciarono gli anni d’oro, quelli delle tante finali, spesso con esito deludente, ma sempre in prima linea, ai vertici del campionato. La storia è quella, la trovate negli almanacchi, una coppa Italia, nel 1998, con Rivers e Wilkins, contro i cugini virtussini, uno scudetto, quello del 2000, con una squadra perfetta, Basile, Myers, Fucka, Galanda, Karnisovas, Vrankovic, Pilutti, un campionato perfetto, per una stagione praticamente imbattibili. Nonostante ciò, in puro spirito Fortitudo, gara1 di finale persa in casa contro la Benetton Treviso, per farci soffrire ancora un pò, poi la liberazione, finalmente lo scudetto, con tre vittorie nette nelle successive tre gare!

scudetto2000
2000. Il primo scudetto della Fortitudo.

Poi l’ultimo scudetto, quello del 2005, con la tripla di Ruben Douglas allo scadere, preceduto dal triste addio del Pozz, uno dei più amati, da tutti in realtà, e infine un declino inarrestabile, gli ultimi campioni, Belinelli e Mancinelli, poi la chiusura, non meritata, una cosa che non doveva accadere.

Ma lo spirito fortitudino è forte, in questo più che un aquila potremmo parlare di fenice, questa squadra, questo simbolo, prima o poi risorgerà dalle proprie ceneri e la rivedremo in serie A, deve essere così, necessariamente, il basket ha bisogno della Fortitudo, come avrebbe bisogno di una Virtus di alto livello, la competizione tra i cugini bolognesi accenderebbe nuovamente il nostro campionato, già quest’anno rinvigorito da nuove realtà.

Il 1998 lo ricordate? Per tutti gli italiani il momento sportivo più brutto resta la traversa di Di Biagio ai quarti di finale del mondiale contro gli odiati francesi, per noi fortitudini quello è niente rispetto al 3+1 di Danilovic, qualche mese prima, una mazzata terribile, sportivamente parlando. Io, personalmente, ho fatto davvero fatica a riprendermi, specialmente perchè, sebbene oggi ammiri tantissimo Danilovic, a quei tempi per me era il nemico.

Dicevo, una mazzata terribile, la “F” si è comunque rialzata, e sono arrivati gli scudetti. Sì, certo, le vittorie, potevano e dovevano essere molte di più, ma ci siamo accontentati, non è questione di vittorie, è lo sport che richiede la Fortitudo in serie A, per stare dove le compete, con il suo orgoglio, e con i suoi tifosi, la Fossa dei Leoni.

virtus culi

Chi non ricorda la celebre “V”, stemma virtussino, frutto di una coreografia fortitudina, realizzata con i posteriori dei tifosi, in risposta a quella fatta dai virtussini, con i cartoncini bianchi e neri. Non si può parlare di basket, in senso tecnico, ma questa era una rivalità, sana perchè senza ripercussioni, in un periodo in cui il basket era principalmente Basket City. Questa rivalità ancora esiste, dovrebbe solo essere riportata nel palcoscenico principale.

Infatti, adesso quegli anni sembrano lontani ma la Fossa ancora esiste, lo spirito non può morire.

Col tempo la mia passione è diventata amore per il basket, da tifoso ad analista, qualcosa è cambiato sicuramente. Nonostante tutto, pagherei per vedere ancora Danilovic e Myers dare tutto in difesa per limitarsi l’uno contro l’altro, il talento di Ginobili e Basile, Fucka contro Smodis, quei tempi ci mancano, non solo ai fortitudini, è il basket che pretende la Fortitudo in serie A. Aspetteremo!

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