La Benetton Treviso è sparita, sembra quasi che nessuno se ne sia accorto, contemporaneamente ci ha lasciati anche il superbasket, forse per questo una cosa del genere è passata quasi inosservata.

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Il primo scudetto trevigiano. 1992

Parliamo infatti di una squadra, la Benetton Treviso, che ha in bacheca 5 scudetti, 8 coppe Italia, 4 supercoppe italiane, due saporta cup, e due finali di Eurolega, una tremenda, persa contro il Limoges, nel 1993, e un’altra lasciata, una decina d’anni dopo, al Barcelona di Bodiroga, Fucka e Jasikevicius, che giocava in casa quelle final four.

Non possiamo partire dall’inizio, non basterebbe questo breve articolo, partiamo da fine anni ’80, Riccardo Sales riporta la Benetton Treviso in A1,  nel 1987, presenti Iacopini e Minto, comincia la scalata delle scarpette verdi verso i vertici assoluti del basket italiano ed europeo. Il Barone andrà via tre anni dopo, nel 1990, lasciando una squadra in cui sono arrivati Dan Gay, giovane centro americano, ancora lontano dal divenire il pivot della nazionale italiana ( Europei 1997), e Alberto Vianini. I leader realizzativi sono ancora Iacopini e Minto, artefici della promozione.

La squadra si assesta a buon livello, metà classifica, manca ancora qualcosa per fare il definitivo salto di qualità, arrivano finalmente i favolosi anni ’90, e con loro il boom del basket trevigiano. Nella stagione 1990/91 arriva Pero Skansi con la superstar americana Vinnie Del Negro, ma ancora non è sufficiente per conquistare lo scudetto, così la stagione seguente arrivano, a suon di miliardi, Toni Kukoc e Stefano Rusconi che, con Iacopini, Del Negro e Vianini, formano un quintetto strepitoso, che si imporrà sulla Scavolini Pesaro di Darren Daye e Walter Magnifico in una travolgente finale scudetto.

Una squadra perfetta, un sistema di gioco esaltante, Del Negro a realizzare, aprendo spazi anche per i compagni, Iacopini sugli scarichi, Rusconi devastante in post basso e ai rimbalzi, Vianini per la difesa, il genio croato a fare magìe in campo. Le scarpette verdi così scrivono, per la prima e non ultima volta, il loro nome negli almanacchi della Lega Basket.

KukocI trevigiani si riconfermano l’anno seguente anche senza Vinnie Del Negro, subito la coppa Italia, fianle di Eurolega clamorosamente persa contro la difesa del Limoges di Zdovic e Bilba, con Terry Teagle straniero di coppa, finale scudetto persa contro l’imbattibile Knorr Bologna di Sasha Danilovic, con Chris Corchiani in regìa, la squadra allo sbando, il solo Kukoc a contrastare i bolognesi, da solo contro una corazzata.

L’anno seguente arriva Riccardo Pittis a sostituire il croato, volato ai Bulls, inizialmente a Ricky verranno mosse parecchie critiche, semplicemente perchè lui non era Toni Kukoc, nessuno poteva eguagliare l’airone di Spalato, talento divino, e così Pittis fu inizialmente criticato a causa delle sue prestazioni, in realtà era la squadra a non girare, Garland e Mannion, poi Addison, non andava nulla.

Un paio di coppe Italia in questi anni, di passaggio Woolridge e Naumoski, un’ altra finale scudetto persa contro la Virtus, poi la ricostruzione.

Da Verona arrivano Davide Bonora ed Henry Williams, Pittis in ala piccola, capitano, leader e difensore d’anticipo geniale, Sekunda grazie alla legge Bosman da ala forte, e Rebraca pivot, un talento pazzesco il giovane serbo. In panchina Niccolai e il giovane Marconato, uno che a Treviso lascerà il segno. Coach Mike D’Antoni, equazione perfetta: secondo scudetto!

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Dopo il secondo scudetto, un altro paio d’anni a collezionare coppe Italia e supercoppe, e a Treviso si ricostruisce nuovamente, torna Mike D’Antoni dopo la sua prima esperienza Nba, arrivano Edney, Nachbar, Garbajosa e Bulleri, confermatissimi Marconato e Nicola, si forma così un gruppo di giocatori favoloso, che porterà a due scudetti consecutivi, il secondo con Ettore Messina.

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Stessi nomi, gioco diverso, con Mike una squadra spumeggiante, col suo stile run & shot, con Messina più difesa, più sistema, più equilibrio, più regole, quindi più ambizioni europee, terminate con la sconfitta a Barcelona, in finale di Eurolega, al termine di una stagione europea comunque esaltante.

Si aggiungono un paio di coppe Italia e si vola al 2006, coach David Blatt, partiti Bulleri, Garbajosa e Marconato, il quintetto composto da Zizis, Nicholas, Siskauskas, Goree e Bargnani, futura prima scelta Nba.

Scudetto inaspettato questo, frutto probabilmente della imprevedibile esplosione del Mago, che Messina impiegava anche da ala piccola, per velocizzarne i movimenti, e che con Blatt diventò l’ala forte titolare, con lo spostamento di Goree sotto i tabelloni, per dare fisicità.

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Un paio di anni dopo, l’ultimo successo in coppa Italia, il triste “caso Lorbek”, il lento declino, l’abbandono della famiglia Benetton, il tentativo fallito di salvare il club.

Gli ultimi regali targati Benetton, adesso, sono De Nicolao e Gentile, sta a loro conservare l’eredità trevigiana.

Così, la Benetton Treviso è sparita, era una presenza costante nel nostro basket, in eurolega, da Treviso sono passati campioni incredibili, per anni la Ghirada era il punto di riferimento degli scout Nba, anche con la Summer League, tutti i migliori giovani europei volevano andare alla Benetton per mettersi in mostra, da Kukoc in poi, Rusconi, Nachbar, Tsikitsvili, Bargnani, Garbajosa, altri non sono andati negli States come Stoijic, Markoishvili, altri erano americani, come Del Negro, o Maurice Evans.

Impossibile creare un roster con i migliori campioni trevigiani, noi proviamo a giocare all’americana, con i tre migliori quintetti, li creiamo con un pizzico di nostalgia, a maggioranza dei presenti qui in redazione, senza far riferimento soltanto al talento ma anche alla presa sui tifosi, al carisma, i risultati sono facilmente immaginabili:

  1. Edney, Del Negro, Kukoc, Garbajosa, Rebraka.
  2. Bulleri, Williams, Pittis, Nicola, Marconato.
  3. Bonora,Iacopini, Siskauskas, Bargnani, Rusconi.

Restano fuori in tanti, Evans, Langdon, Bell, Goree, Woolridge, Naumoski, Nachbar e molti altri, scelte di cuore, oltre che di talento. Questa era la Benetton, non si può stilare un ipotetico roster dei migliori, senza lasciar fuori qualcuno, troppi sono i campioni passati dalla Ghirada.

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Che altro da aggiungere, solo che, in un periodo così triste per il nostro basket e non solo, il verde Benetton ci manca davvero tanto, soprattutto dispiace che se ne sia andato via così, in silenzio, come se a nessuno importasse. Addio scarpette verdi.