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Lo sport si sa, regala sempre belle storie da raccontare, ma il basket in particolare, crea vere e proprie leggende..

Siamo agli inizi degli anni  ’80 quando, nella fredda Detroit, capitale del lavoro duro, quello vero e massacrante delle catene di montaggio,  si gettano le basi per la nascita di un mito.

Forse mai come in questo caso, una franchigia Nba è riuscita ad incarnare lo spirito di una città, quella voglia di emergere rimboccandosi le maniche, paura di nessuno, testa alta e sudore. 

Le prime due stagioni iniziano male. A cavallo tra il 1980 e il 1981 i Pistons stabilirono un allora record di 21 sconfitte consecutive (record poi superato).

Negli anni successivi le fortune iniziano a cambiare.

Gli arrivi della point-guard Isiah Thomas, proveniente dall’Indiana University, del centro Bill Laimbeer, allora militante nei Cleveland Cavaliers (un passato a Brescia) e della guardia Vinnie Johnson dai Seattle SuperSonics, assieme alle aggiunte successive di Joe Dumars,  shooting – guard , Rick Mahorn, centro di riserva, e Dennis Rodman, ai tempi difensore anche sui “3” e non solo ala forte ed animale da rimbalzo come sarà ai tempi dei Bulls, formarono lo zoccolo duro di una squadra che, da lì a poco, avrebbe raggiunto i vertici della Nba.

La squadra si fondava essenzialmente sul talento di Isiah Thomas, playmaker rapidissimo, capace di realizzare in penetrazione, buon tiro dalla media, ma soprattutto grande visione di gioco e uomo assist, determinante nel servire i compagni, con passaggi precisi e smarcanti, tanto da far emergere qualità offensive che alcuni dei suoi compagni non ritenevano di avere.

8687PlayoffsLaimbeerPostsBirdA ciò si aggiunse, anno dopo anno, una difesa fortissima, fatta di aiuti e soprattutto, una cattiveria agonistica ai limiti del consentito, la filosofia consisteva nel principio difensivo: ” se il compagno è battuto, il compagno deve stendere l’avversario!”.

Celebri restano i colpi proibiti che erano costretti a subire le superstar avversarie, tra cui  Larry Bird, colpito spesso duramente da Laimbeer, e Jordan, sempre steso a terra dolorante.

In campo una costante guerra, impatto fisico da mo-town, celebre la rissa che coinvolse i Celtics e i Pistons dopo l’ennesimo colpo subito da Larry Legend.

[ecco il video:  http://www.youtube.com/watch?v=lO8iXi6092Y ]

Ma partiamo dall’inizio, nel 1985 i Pistons vinsero la loro prima serie Playoff, affrontando poi in semifinale i Boston Celtics campioni uscenti. Nonostante la vittoria dei Celtics per 4-2, la sorprendente prestazione dei Pistons pose le basi per una rivalità che si sarebbe infiammata per tutto il decennio successivo.

Fu dopo quella sconfitta che l’allenatore Chuck Daly e il capitano Isiah Thomas stabilirono che l’unico modo per salire ai vertici dell’ Eastern Conference era adottare uno stile di gioco più aggressivo, fisico e difensivo..  la nascita dei “Bad Boys”.

L’occasione per la rivincita si presenta due anni dopo. Nel 1987 i Pistons raggiungono le finali di Eastern Conference, miglior risultato dai tempi di Fort Wayne. Ancora una volta ci sono i Celtics di Bird. Dopo aver portato i campioni in carica sul 2-2, i Pistons si fermarono a pochi secondi da una vittoria in gara 5 al Garden.

Momento epico per il basket statunitense.

Istanti conclusivi della partita,  Bird perde palla, che finisci fuori, rimessa laterale. Thomas tenta di rimettere velocemente palla, non sentendo la richiesta di coach Chuck Daly di chiamare un timeout (la NBA non aveva ancora introdotto la regola che permetteva agli allenatori di chiamare da soli il timeout). Mancano 5 secondi, Bird sembra un gatto, nonostante i suoi 2.10 m, anticipa il passaggio e ruba la palla passandola velocemente a Dennis Johnson che realizza il tiro della vittoria in lay-up.

I Pistons vinceranno gara 6 a Detroit ma i Celtics vinceranno gara 7 a Boston ponendo fine alla serie.

[questo il videohttp://www.youtube.com/watch?v=H_RJ5XN8TK8 ]

Motivati dalla sconfitta e aiutati anche dall’acquisizione di James Edwards, i Pistons raggiungono un allora record per la franchigia di 54 vittorie, vincendo per la prima volta nella storia la Central Division.

Ai Playoffs 1988 i Pistons riescono a vendicare le due precedenti sconfitte con i Celtics sconfiggendoli per 4-2 e avanzando alle Finali 1988 per la prima volta dal loro arrivo a Detroit.

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Joe Dumars e Isiah Thomas

La prima finale dei Pistons li vide contrapposti ai Los Angeles Lakers guidati da Magic Johnson, Kareem Abdul-Jabbar e James Worthy.

Dopo una serie di 3-2 a favore dei Lakers, i Pistons sembravano sul punto di vincere il loro primo titolo NBA in gara 6. In quella partita Isiah Thomas, con una caviglia gravemente slogata, mise a segno un record per le Finali NBA di 25 punti nel terzo quarto.

Nonostante ciò, i Lakers vinsero la partita per 103-102, grazie a due tiri liberi realizzati da Jabbar a seguito di un discutibile fatto chiamato su Bill Laimbeer, definito da molti tifosi di Pistons e da Laimbeer stesso un “fallo fantasma”. Con Isiah Thomas non in grado di giocare al massimo, i Pistons vennero sconfitti a fatica per 108-105.

Molti ne sarebbero usciti con le ossa rotte, ma non loro, non i Bad Boys.

Nel 1989 i Pistons completano la costruzione della rosa cedendo Adrian Dantley in cambio di Mark Aguirre, manovra inizialmente criticata duramente dai tifosi, che poi però si ravvederanno. La squadra vinse 63 partite, frantumando il precedente record della franchigia, avanzando ai Playoffs fino alla rivincita contro i Lakers. Questa volta i Pistons ne escono vittoriosi distruggendo i Lakers per 4-0 e vincendo il loro primo titolo NBA. Dumars, guardia dal grande arresto e tiro, atleta e difensore superlativo, venne nominato MVP delle Finali.

Gara 4 della serie segnò anche il ritiro di Kareem Abdul-Jabbar, per gli amici Lew Alcindor.

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I Pistons difesero con successo il titolo nel 1990. Dopo aver vinto 59 partite e il terzo titolo di Division, avanzarono nei Playoffs arrivando alle finali di Eastern Conference per la quarta volta consecutiva contro i Chicago Bulls di Michael Jordan. Affrontandosi per la terza stagione consecutiva, i Pistons e i Bulls si dividono equamente le prime sei partite ma i Pistons conclusero la serie con una vittoria per 93-74 in gara 7.

-mj pistEra il periodo delle cosiddette “Jordan Rules”, un codice non scritto prodotto dallo spogliatoio dei Pistons, un insieme di principi “difensivi” per limitare il talento di Michael Jordan, con continui raddoppi, falli sistematici, gioco durissimo e sporco, una battaglia sia psicologica che fisica, per distruggere il gioco di Air Jordan.

L’aggressività del team si manifestava anche fuori dal campo, Thomas e compagni sistematicamente avevano parole poco carine per i loro antagonisti, in particolare Isiah arrivò ad affermare che Larry Legend, se fosse nato nero, non sarebbe stato considerato altro che un normale buon giocatore, e non una superstar.

Affermazione poco sostenibile, parlando di un mvp della Lega per tre anni consecutivi (1984 – 1986), giocatore indescrivibile per talento senza confini, commisurato ad un atletismo da uomo normale, con un fisico di 2.10 m, e una intelligenza cestistica fuori dal comune.

Questo costò a Thomas l’esclusione dal Dream Team 1992, poichè si dice che Jordan e Bird miserò il proprio veto. O loro, o Thomas.

Per quanto grande sia stato Thomas, vedere giocare Bird, Magic e Jordan assieme era il sogno di tutto il mondo cestistico.

A rappresentare i Pistons andò coach Chuck Daily, per equity.

Ad ogni modo, torniamo ai nostri Bad Boys, arrivati per la terza volta consecutiva alle Finali, questa volta è il turno dei Portland Trail Blazers.

Dopo aver diviso le vittorie nelle prime due partite al Palace, i Pistons andarono a Portland, dove non vincevano una partita dal 1974, per giocare gara 3, gara 4 e gara 5. I Pistons vinsero tutte e tre le partite a Portland, diventando la prima squadra a vincere le tre partite centrali in trasferta. Il momento decisivo arriva all’ultima partita.

I Pistons, in svantaggio per 90-83 a due minuti dalla fine, vincono per 92-90 grazie a un tiro da 5 metri a 0,07 secondi dalla fine della partita di Johnson, che gli valse il soprannome di “007”, insieme al suo soprannome originale,” Microwave”, ovvero “il microonde”.

Isiah Thomas venne nominato MVP delle Finali, coronamento della sua carriera e del suo grande talento.

La corsa al titolo dei Pistons nel 1991 si concluse alle finali di Eastern Conference, dove Jordan Futuro campione Nba, prese il potere e spazzò via i Pistons per 4-0, chiudendo in pratica l’era dei Bad Boys. La principale causa della loro eliminazione fu l’infortunio di Thomas, operato al polso appena prima dei Playoffs. Le finali di Conference furono ricordate soprattutto perché nell’ultima partita i Pistons uscirono dal campo poco prima della fine senza stringere la mano ai Bulls.

Un vero e proprio passaggio di consegne dunque, che diede il via all’era di “His Airness” Michael Jordan ed ai suoi Chicago Bulls. Ma questa è un’altra storia…

[datas from wikipedia.it]

Le statistiche dei Bad Boys, [from basketballreference.com]:

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Detroit Pistons stats. 1990.
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Detroit Pistons stats. playoffs 1990