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Lo spot più bello per il nostro basket. Gianmarco Pozzecco.

GianMarco Pozzecco nasce a Gorizia il 15 settembre 1972, alto 1.80, il fisico gli ha imposto di essere un playmaker e lui ha interpretato il ruolo in modo fantasioso, dando sfogo in campo al talento sopraffino che la natura gli aveva riservato.

poz3L’esordio in serie A1 ad Udine giovanissimo,i primi lampi del suo talento si manifestano nel 1993 alla Baker Livorno, dove incrocia il mitico Sugar Ray Richardson.

L’anno successivo, l’allora Cagiva Varese torna in serie A1 e così il Pozz va ad aggiungere il proprio talento a quello di Andrea Meneghin e Arjian Komazec, artefici della promozione varesina.

Il Pozz è un giocatore dal talento straordinario, un playmaker che corre, fa canestro, gioca il pick’n roll, vede i compagni come pochi, è un uomo assist, in campo illumina il parquet con il suo gioco senza eguali, ben presto diviene uno dei leader della squadra e, finalmente, nel 1998, fa il suo esordio anche in nazionale ai mondiali del 1998, nell’Italia che verrà eliminata dagli Stati Uniti, senza professionisti, ai quarti di finale.

In quel momento, tra gli addetti ai lavori, emerge il dualismo, meramente tecnico, tra il Pozz e Davide Bonora, playmaker opposti sotto tutti i punti di vista, il primo estroso e talentuoso, il secondo con un carattere di ferro, il primo realizzatore e capace di creare dal palleggio, il secondo più preciso di una calcolatrice, mai una persa e controllo del gioco.

Nel 1998/99 , dopo un paio di buone annate, il Pozz, con la sua Varese, vive una stagione indimenticabile, la squadra, praticamente senza sponsor, si basa tutta sull’entusiasmo di ragazzi terribili quali lo stesso Pozz, Andrea Meneghin e Jack Galanda i quali, con De Pol, Santiago, Mrsic e Vescovi tra gli altri, gestiti alla perfezione da Carlo Recalcati, giocano una pallacanestro spettacolare,  con una chimica di squadra irripetibile, fatta di contropiede e transizione, con la squadra che rema tutta unita in un’unica direzione: uno spettacolare ed imprevedibile scudetto!

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Il Pozz, alternando capigliature gialle e rosse, esulta con una stella in mano, ancora sanguinante, con il naso incerottato, dopo aver sconfitto per 3-0 la Benetton Treviso in finale scudetto.

Al termine della stagione Tanjevic lo esclude dalla nazionale che da lì a poco, proprio sfruttando l’entusiasmo degli altri varesini, unito alle doti di Myers, Fucka e compagni, vincerà gli Europei del 1999 e parteciperà alle olimpiadi di Sidney.

Il Pozz, a modo suo, otterrà la sua vendetta personale sul macedone, festeggiando con un sigaro, emblema dell’ex coach della nazionale, dopo la vittoria in un derby bolognese, qualche anno dopo.

MCDONALD'S CHAMPIONSHIPDopo lo scudetto, arriva subito la supercoppa italiana, la partecipazione al Mc Donald’s Open contro i San Antonio Spurs, ma Varese ormai  ha perso coach Recalcati, Galanda e De Pol, e la squadra non gira più come una volta, il Poz raggiunge i suoi massimi realizzativi, la squadra è tutta sulle sue spalle, ma i risultati non arrivano.

L’anno dopo saluta anche Andrea Meneghin, che si trasferisce alla Fortitudo, perdendosi, e il Pozz continua ad esibire ovunque il suo talento, ma ormai viene visto come un fenomeno ingestibile, non adatto alla nazionale o ad una squadra da titolo, costruita magari per vincere in Italia e in Europa.

Si ricorda una partecipazione telesiva a Quelli che il calcio.. , mentre era in campo. Vi chiederete come, in realtà in tribuna, in collegamento c’erano i fichi d’India e il Pozz dal campo dopo un canestro mimava un t-rex, in serie A, in campionato, partita anche vinta alla fine mi pare di ricordare, un idolo vero! Roba da matti.

Nel 2002 si trasferisce alla Fortitudo Bologna, accetta anche un ruolo di sesto uomo di lusso, è l’idolo della fossa dei leoni, che in lui vede il talento e l’estro del grande campione, partecipa alla finale di Eurolega, ma al momento decisivo, viene messo fuori squadra poco prima della vittoria dello scudetto 2005, per motivi disciplinari.

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Fa in tempo però a riconquistare la nazionale con la quale, dopo la clamorosa esclusione del 2003, motivata dal suo mentore Carlo Recalcati in modo sincero, sostenendo che la squadra non fosse ancora pronta ad accettare e ad assorbire il suo modo di fare e di giocare, conquista l’argento olimpico ad Atene nel 2004, con prestazioni eccelse, leader della squadra con Basile e Galanda.

Prima di quella manifestazione indimenticabile, ad un  torneo di preparazione alle olimpiadi, l’Italia doveva affrontare team USA e ad Allen Iverson fu chiesto come marcare Pozzecco, la risposta di “The Answer” fu: “Who’s Pozzecco?”.

Il giorno dopo crossover, Iverson seduto e il Pozz realizza in penetrazione, si gira e fa un inchino. Presentazione ufficiale.  L’Italia batte il Dream Team per la prima ed unica volta nella sua storia. Delirio!

Dopo la Fortitudo, dove ancora è visto come un simbolo, benchè sia rimasto solo pochi anni, un paio di stagioni dorate al Khimki Mosca e, infine, l’ ultima stagione, memorabile ed indimenticabile, a Capo d’Orlando, dove mostrò, per un’ ultima volta, il proprio inestimabile talento, assist spettacolari,  valanghe di punti, giochi a due con i lunghi grandi emozioni, tanto divertimento in campo e la sua squadra trascinata ai playoffs. Ha lasciato il basket a modo suo, alla grande, come sempre.

Air Avellino - Capo D'Orlando Play Off Basket Serie A TIM 2007 2008 poz7

Questo era il Pozz, un giocatore amato dalle folle, playmaker dal primo basso bruciante, non aveva bisogno di un blocco, l’avversario lo lasciava lì senza bisogno di aiuto, concludeva nel traffico nonostante affrontasse avversari grossi il doppio di lui, col tempo si è creato un arresto e tiro dalle percentuali altissime, tiro da tre punti notevole, visione di gioco strepitosa, con lui i lunghi erano migliori, ha praticamente mandato Daniel Santiago in Nba con i suoi assist, genio e sregolatezza, con più maturità forse avrebbe vinto di più, ma ci ha regalato emozioni indimenticabili.

Adesso allena in Lega2, proprio a Capo d’Orlando, ed è già uno spettacolo sia in campo che  nelle interviste post partita dove mette regolarmente in difficoltà l’imbottonatissimo Franco Lauro. Il Pozz, uno che quando gli assist nn si calcolavano come adesso, lui ne faceva cinque di media, che potrebbero equivalere a dieci secondo gli standard degli attuali scout, ecco qui le statistiche della sua carriera italiana. [ from legabasket.it]

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