Tutti i primi segnali dell etá che avanza nella pallacanestro, che tutti, professionisti o dilettanti, avete provato o proverete prima o poi. Inizialmente sono dei semplici segnali, cui non dare peso, poi divengono evidenti, ci si rassegna e si passa il testimone, accettando il mutare dei ruoli. Soprattutto, inizialmente ancora ricordi cosa eri in grado di fare e cerchi di perseverare nel vecchio stile di gioco, con grandi fatiche, poi ti rassegni e diventi l’uomo di esperienza. Niente più follie, corse spericolate e gesti plateali, solo la cosa giusta al momento giusto!

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1 I dolori cronici

Da ragazzini non esistono gli acciacchi. Ti alleni e giochi ogni giorno 4 ore everyday, e non ne risenti. Muscoli ok, articolazioni perfette. Poi cominci con i fastidi alla schiena, piccoli dolori,  niente di serio, poi aumentano, principalmente al collo, poi lombari, infine si passa a caviglie e ginocchia. Le dita neanche si considerano, rotte un paio di volte ognuna.

2 “Scaricare” la preparazione atletica

Il precampionato ti dá la forza di procedere per una intera stagione. Chiunque abbia giocato a medio-alto livello avrá sentito la frase “ora soffri, poi scarichi la preparazione e vai come un treno”. Ebbene, quando la carta anagrafica canta, la preparazione non la scarichi più, i muscoli ti fanno male a settembre e ti faranno male pure a marzo.

3 Il ghiaccio costante

Diceva il grande Sasha Danilovic, ritiratosi ad appena 30 anni, che metteva ghiaccio su caviglie e ginocchia dopo ogni partita o allenamento. Ecco, aumenta l’etá e il ghiaccio diventa una costante, mentre in gioventù si pensava servisse solo per fare cocktail alcolici.

4 Il post partita

Da ragazzini la partita era l’occasione per scaricare l’adrenalina e la vittoria veniva festeggiata con grandissimi bagordi, tirando la tarda e chiudendo i locali. Poi si va avanti e si festeggia in pizzeria, bevendo birra a fiumi e facendo guidare la propria fidanzata per conservare la propria patente.

5 Il cambio di ruolo

Se siete stati playmaker di 185 cm, magari in c1 per fare un esempio valido per tutti voi, appena arrivano i 35 diventate immediatamente dei 4 tattici da c2, statici, più portati al post alto, per aprire il gioco con il proprio IQ da ex playmaker. E lo stesso discorso vale per ogni livello, cambio di ruolo in campionato inferiore.

6 L’esperienza

Ancora vi sentite ragazzini, ma ci sono in campo dei bambini che vi vedono vecchi e, se potessero, vi chiamerebbero ” signore”. Inizialmente si soffre, poi si accetta tutto e si parte con il nonnismo nei confronti dei piu giovani, costretti a portare borsoni, acqua e dolci per ogni minima ricorrenza. In più partono i consigli ai ragazzini e, soprattutto, in spogliatoio da semplici uditori si diventa perno dei discorsi, con aneddoti ormai datati che, ai più giovani, sembrano relativi ad un’altra epoca.

7  Levare la sedia

Un tempo in post basso reggere l’urto avversario era una questione di orgoglio cestistico. Poi cambia tutto, si vede il giovine avversario, e si regge alla prima botta, alla seconda via e tutti giù per terra. Levare la sedia al lungo avversario è un evidente sintomo di etá che avanza.

8 Il tiro da fuori

Se eravate dei treni in corsa ogni volta che avevate la palla, pronti ad andare al ferro ad ogni occasione e contro chiunque, a poco a poco si comincia a capire che l’arresto e tiro è un fondamentale da rivalutare, molto tranquillo, efficace, e senza rischi di mazzate del pitturato, e così, più si va avanti, più si allontana il range di tiro dal ferro.

9  La doccia calda

Quando si comincia, i professionisti piu anziani sono chiari, il ragazzino è l ultimo a fare la doccia, possibilmente fredda, se il livello non è la serie A o B e quindi la palestra è indegna. Quando poi cominci ad avere diritto all’acqua sempre piu calda, allora vuol dire che stai invecchiando.

10 La connessione cervello-gambe

Questo è proprio il vero segno di evidente vecchiaia. Da ragazzino, hai la palla in mano, pensi di andare al ferro e lo fai, palleggio, cross over, via l’avversario, destro, sinistro, stacco clamoroso da terra.. SBANG, inchiodata a una mano (per le due mani ci vogliono almeno 195 cm e non è il nostro caso). Poi il lavoro, lo studio, l’etá, sempre meno allenamento, e cambia tutto. E allora diventa così: palleggio, incrocio, non basta, giro in palleggio, ok, via l avversario, destro, sinistro, pensi di staccare ma no, perchè la testa dice così ma la gamba risponde assente, e allora altro che stacco, lanci la palla dal basso, evitando così il rischio di cadere vergognosamente.

Che dire amici, l’etá avanza, l atletismo sparisce, la passione resta, il talento non muore mai!

Andrea Di Vita